Sembrava che il “fenomeno” della caccia alle streghe, che ha coinvolto e sconvolto il mondo tra il XV e il XVIII secolo, fosse stato per sempre relegato nei libri di storia, eppure, pochi giorni fa, si è registrato un agghiacciante episodio del genere
In Papua Nuova Guinea alcune centinaia di uomini si sono mosse dal proprio villaggio di Raicoast per giungere nel vicino villaggio di Sasiko per effettuare una vera e propria, quanto efferata e anacronistica, “caccia alle streghe”.
Questo folto gruppo di uomini sono stati alla ricerca di persone ritenute colpevoli di stregoneria e la loro furia si è scatenata per tutto il giorno lasciando sul terreno 6 vittime, tra cui due bambine sotto i cinque anni.
Inoltre, più di 20 persone sono rimaste ferite e diverse case sono state incendiate dalla furia cieca del gruppo di uomini.
La Polizia locale ha provveduto all’arresto di ben 180 persone; secondo i media del luogo le autorità hanno invitato i familiari delle vittime ad astenersi da azioni di vendetta.
Secondo i più recenti studi, purtroppo, sono ancora molto diffuse le credenze nella stregoneria nell’arcipelago del Pacifico, specie nelle regioni più remote, dove molte persone non riescono ad accettare le cause naturali per gli eventi più comuni; molto spesso, però, la stregoneria viene pure utilizzata come un mero pretesto per gli abusi contro le donne.
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Secondo le stime di Amnesty International la violenza legata alla stregoneria, nel Pacifico, è ancora molto alta, la “caccia alle streghe” è ancora un qualcosa di “usuale”; occorre dunque che i governi degli stati interessati da questo aberrante fenomeno prendano immediatamente, urgentemente, delle misure, anche forti, per proteggere, e in alcuni casi propriamente salvare, le donne e, anche, le bambine che rischiano di perdere la vita a causa di una “semplice” quanto antiquata e, permettetemi, ignorante credenza popolare.