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Buon compleanno Salernitana

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Buon compleanno Salernitana

19 giugno 2013

Una sciarpa, un coro, un fumogeno, quel colore, il granata e l’ippocampo come simbolo. Passione che dura da 94 anni, che sa di provincia, dove si assapora il gusto vero e primordiale del tifo.

23 anni di C e ben 2 fallimenti in 6 anni. negli ultimi 20 le pagine più belle della storia granata. La scalata, e i 10 anni in cadetteria, inframezzati dal sogno, quella serie A raggiunta nel ‘47 con Viani in panchina e riassaporata nel 98-99 con Delio Rossi e i suoi ragazzi.

Schiavone e Vestuti, Mattioli e Tedesco, e poi Soglia, Aliberti, Lombardi e la coppia Lotito-Mezzaroma. Ed ancora Rosati, Ansaloni e Perrone.

Tanti, tantissimi i nomi che hanno legato la loro storia a quella della Salernitana, che hanno scritto anche solo una pagina del club granata.

Una storia calcistica che, nel suo piccolo ha scritto pagine importanti, sia nel bene che nel male. Dal Vianema al primo morto negli stadi, dallo spareggio col Cosenza ad Agostino Di Bartolomei, da Salernitana-Venezia al treno di Piacenza, dall’anno dei record ai fallimenti. Il tifoso granata vive di ricordi: che sia gioia o dolore, l’importante è che trasmettano emozioni.

Spesso la storia della Salernitana si è tinta di tristezza. Il compleanno più amaro due anni fa, quando una squadra di uomini sfiorò l’impresa della serie B, in casa all’Arechi con oltre 30000 cuori granata, e dopo poche settimane fallì, subendo l’onta della D mai disputata. Il più dolce e romantico forse l’anno passato, quando una città intera si tinse di granata per riappropriarsi, anche solo simbolicamente, di quei colori, della storia, dell’identità, che ci erano stati tolti, ingiustamente a causa degli errori e delle magagne di pochi.

E invece quest’anno, sul volto del tifoso c’è serenità e speranza: e chi l’avrebbe detto in quella terribile estate del 2011, quando spuntarono vessilli blaugrana e il Salerno Calcio. Ed è proprio da quel fondo, però, che è rinata e ripartita la Salernitana, l’orgoglio di una città. Due campionati vinti, il ritorno in terza serie, con l’Ippocampo sul petto, e la consapevolezza di poter essere protagonisti ritornando almeno in serie B.

Il tifoso granata ha sofferto, molto, ha pianto e si è esaltato con poco. Ha visto Di Vaio, Gattuso, Di Bartolomei ma anche Ferrier, Arostegui ed Eli. Eppure, l’unico filo, l’unico legame, è quel granata e quel cavalluccio che campeggia fiero in petto. È un’identità, un’appartenenza, un amore viscerale.

Dura da 94 anni e l’augurio, aldilà dei successi sportivi, è che viva per altri mille.

 

 

[highlight]foto: http://unasolafedeunsolosimbolo.forumfree.it/[/highlight]