Indiscutibile il suo rendimento nella passata stagione, con 22 gol sul campo (20 ufficiali togliendo le due reti messe a segno nella gara di Bacoli vinta a tavolino) in 29 presenze. Comprensibile il suo rammarico per un rinnovo contrattuale che pensava di essersi guadagnato a suon di gol ma che invece la dirigenza della neonata U.S. Salernitana ha deciso di negargli. Assolutamente squallida la sua uscita, ieri pomeriggio, nella conferenza stampa di presentazione con la maglia dell’Avellino.
Il protagonista -ormai antagonista per i supporters granata-, è Raffaele Biancolino. Il “pitone” è stato presentato, o meglio ripresentato (visti i suoi lunghi trascorsi con la casacca biancoverde), in una sala stampa del Partenio gremita di tifosi che l’hanno dapprima apostrofato, per poi osannarlo. Già, perché Biancolino ha preso la scena con frasi che hanno “tenuto a bada” le iniziali contestazioni dei tifosi irpini (gli imputavano di aver giocato a Salerno) ma che non hanno fatto sicuramente piacere a quelli salernitani.
“Salerno è stata una scelta di lavoro, non era la Salernitana. Siccome mi sento di Avellino e tifoso dell’Avellino non mi sento di indossare la maglia granata perché adesso si chiamerà nuovamente Salernitana”: queste le dichiarazioni del giocatore napoletano (non avellinese) che hanno fatto immediatamente il giro del Web e hanno inviperito i tifosi granata. Biancolino ha poi rincarato la dose di sdegno da parte di coloro che fino a due mesi fa erano i suoi tifosi, saltando insieme ai sostenitori avellinesi al coro “Chi non salta è di Salerno”.
Il rapporto di Biancolino con la tifoseria granata non è stato mai idilliaco, anzi. Il fondo si toccò in un derby Salernitana-Avellino giocato all’Arechi quattro anni fa, quando il “pitone” esultò con il gesto dell’ombrello dopo aver realizzato il gol del pareggio sotto la Curva Sud. Lo scorso anno l’episodio sembrava chiarito con Biancolino che si giustificò dicendo che aveva semplicemente baciato il tatuaggio del Cristo che porta sul braccio, come è solito fare dopo ogni marcatura. Gli ultras non hanno mai realmente digerito quell’episodio, ma nessuno è stato mai discorde nel definire Biancolino uno dei principali artefici della promozione del Salerno Calcio.
Fermo restando che i calciatori sono professionisti e in quanto tali non sono tenuti a legarsi sentimentalmente a una maglia o a una tifoseria, qualcuno dovrebbe far notare al sig. Biancolino che non è bello sputare nel piatto in cui si è mangiato fino a poco fa, soprattutto dopo aver dichiarato non più tardi di qualche mese fa di non voler “apparecchiare la tavola, per poi lasciar mangiare altri”, lasciando chiaramente intendere la volontà di proseguire la propria esperienza a Salerno. Vorremmo inoltre ricordare al sig. Biancolino che la squadra di cui si professa tanto tifoso e in cui ha militato in passato non esiste più e che l’attuale A.S. Avellino, a differenza della U.S. Salernitana 1919, non ha recuperato la storia della scomparsa U.S. Avellino.
Ora i tifosi della Salernitana si sentono offesi e presi in giro, ma abbiamo ragione di pensare che dovrebbero sentirsi ancor di più sbeffeggiati i sostenitori irpini. Non crediamo, infatti, che Biancolino avesse il cosiddetto dente avvelenato nei confronti della tifoseria granata. Le sue sono sicuramente state dichiarazioni mirate a riaccaparrarsi le simpatie di quel folto gruppo di tifosi che lo stava pesantemente contestando: un gesto vile e vigliacco che i salernitani non dimenticheranno.
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