Il Ministero dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli è pronto a convocare l’azienda Maccaferri di Bellizzi per aggiornamenti sulla vertenza che coinvolgono lo stabilimento
La vertenza dello stabilimento Maccaferri di Bellizzi è all’attenzione del Governo. Il ministro Stefano Patuanelli è pronto a convocare un tavolo ministeriale per discutere del futuro dei 36 operai della fabbrica, che da luglio sono in cassa integrazione e sui quali pende il rischio di una procedura di licenziamento collettivo.
Il titolare del Dicastero dello Sviluppo Economico ha manifestato l’intenzione di affrontare la problematica in risposta a un’interrogazione della deputata salernitana Anna Bilotti, che ne aveva sollecitato l’interessamento. «Ho ritenuto di coinvolgere il Mise perché in questa storia ci sono troppi elementi poco chiari – spiega la parlamentare del Movimento 5 Stelle – Il suolo dove si trova lo stabilimento è stato venduto, la holding a cui fa riferimento è sottoposta a procedura fallimentare e non si sa quale sia il piano industriale del fondo d’investimento Carlyle, che sarebbe disponibile a un’operazione di salvataggio ma non ha spiegato cosa intende fare di fabbriche e lavoratori. Anche nell’audizione in Regione, convocata grazie al consigliere Michele Cammarano, i vertici aziendali non hanno fornito alcuna rassicurazione».
Dal ministro è arrivata la totale apertura a raccogliere una richiesta di intervento da parte dei lavoratori: «Si esprime sin da subito – è scritto nella risposta all’interrogazione parlamentare – la disponibilità e l’impegno del Ministero dello sviluppo economico a monitorare lo sviluppo della vicenda, con eventuale possibilità di intervento attraverso la convocazione di un apposito tavolo di confronto, volto a garantire che venga preservata la continuità produttiva del sito di Bellizzi ed il mantenimento dei livelli occupazionali».
In più occasioni, da quando si è aperta la vertenza, gli operai hanno espresso il timore che il vero obiettivo dell’azienda sia quello di delocalizzare la produzione, chiudendo le sedi italiane e spostando la lavorazione all’estero. «È un rischio che non possiamo correre – sottolinea la deputata Bilotti – innanzitutto per le evidenti ripercussioni occupazionali e poi perché le Officine Maccaferri sono da settant’anni un leader mondiale nel settore delle opere di ingegneria ambientale volte al contenimento del dissesto idrogeologico e dell’erosione costiera. Parliamo di un asset fondamentale per un Paese come l’Italia, a maggior ragione in un momento in cui il Governo ha previsto contro il dissesto idrogeologico un piano da oltre 2 miliardi di euro. Non possiamo ritrovarci a dover dipendere da fornitori esteri proprio in un settore così delicato». Anche questo aspetto è stato evidenziato nell’interrogazione al Mise, che ora è pronto a intervenire con una convocazione a Roma.