Da Bellizzi la storia del maker Andrea Morretta: “Con le mie produzioni 3D ho potuto fare qualcosa di concretamente funzionale per gli ospedali del Nord Italia“. In emergenza Coronavirus italiani si fanno in quattro per aiutare il prossimo
Più di 800 chilometri separano la città di Bellizzi da Brescia, città-capoluogo lombarda. A colmare questa distanzia ci ha pensato Andrea Morretta, giovane maker salernitano che da diversi giorni ha improntato la sua attività a supporto della sanità italiana.
La storia della creatività tutta italiana
L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio, in poche settimane, diversi presidi ospedalieri del Settentrione, tra cui l’ospedale di Brescia. Il comune lombardo risulta essere, ad oggi, uno dei più colpiti dal focolaio di Sars-Cov-2, tanto da saturare il nosocomio in breve tempo: posti nei reparti di rianimazioni e terapia intensiva ormai colmi, hanno costretto il personale medico a soluzioni alternative. È stato il provvidenziale, e quantomai geniale, intervento del Dottore Renato Favero, ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia, nel Bresciano, a sopperire alla mancanza di strumenti fondamentali per curare i pazienti affetti dalla Covid-19. Si tratta di fabbricare una maschera respiratoria d’emergenza riadattandone una da snorkeling full face, già in commercio.
È stata Isinnova, una Srl bresciana, a rendere realtà il progetto di Favero. In un secondo momento, Massimo Temporelli presidente e co-founder di The FabLab ha lanciano l’idea di costruire le valvole mancanti con le stampanti 3D. Isinnova, con spirito di solidarietà e assoluto altruismo, ha messo a disposizione il brevetto per chiunque voglia contribuire alla causa per la realizzazione delle neo-battezzate valvole Charlotte. Unica richiesta: avere una stampante 3D. Andrea, allora, a 800 chilometri più a sud non se l’è fatto ripetere.
Italians Do It Better
“Pochi giorni fa ho avuto la conferma di poter fare qualcosa di funzionale. Dall’ospedale di Brescia c’è stata la richiesta di queste 500 coppie di kit di raccordi per la trasformazione di maschere da snorkeling in respiratori d’emergenza“. È nata così la missione di Andrea Morretta, giovane maker di Bellizzi che, all’interno del suo spazio di lavoro – Stampa 3D Sud – da diversi giorni sta fabbricando oggetti in 3D da destinare ad alcuni ospedali del Nord Italia.
Ma procediamo step by step: “La richiesta è stata inoltrata ai maker ed io ho condiviso questa richiesta con tutti i miei colleghi in Italia per la produzione di non solo questo dispositivo, ma anche di altri sistemi. – spiega Andrea – Tramite la stampa 3D possiamo realizzare raccordi o valvole, a seconda delle esigenze e del materiale che utilizziamo. Il modello è stato realizzato da Isinnova, noi ci stiamo occupando della produzione dei dispositivi, e ci siamo resi parte attiva anche per la realizzazione di gruppo regionali, così da creare un team di persone che riescano a soddisfare delle esigenze di diversi ospedali d’Italia.”
Tempistiche che richiedono collaborazione
Creare un singolo oggetto in tre dimensioni non è un’impresa titanica. Ma serve tempo, serve pazienza, perché come spiega Morretta, andare di fretta vuol dire sbagliare la stampa, vanificare il proprio lavoro, ritardare nella produzione e nella donazione, e creare un danno in una situazione di piena emergenza. Utilizziamo almeno 10 macchine al giorno, poi il discorso cambia se vi sono delle urgenze. Dalle parole del giovane maker si comprende tutta la responsabilità di un’iniziativa che può davvero contribuire allo stato delle cose. “Abbiamo 40 coppie già pronte, oggetti che possiamo già inviare all’ospedale di Brescia. Dobbiamo solo ultimare la fase di pulizia dei componenti. Per la stampa ci vogliono dall’ora e mezza, fino alle tre ore, poiché parliamo di file diversi. Tutto dipende dalle macchine, che hanno diverse geometrie e velocità, così come le tempistiche sono soggette anche al tipo di materiale impiegato. I tempi sono abbastanza importanti, anche perché l’infill – ossia il riempimento, è al 100% – l’oggetto è pieno, non ha vuoti all’interno.”
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I tempi di realizzazione di ogni oggetto, pertanto, presuppongono una rete di collaborazione, in modo da accorciare i tempi di consegna dei kit richiesti. L’appello è stato lanciato anche da Andrea: Qualche giorno fa fatto una sollecitazione sui social per chi ha la passione, le conoscenze, e la dedizione di poter fare questa cosa, noi siamo anche disponibili ad aiutare. In 24 ore dall’inizio di questa attività noi maker abbiamo realizzato 500 coppie, già consegnate e funzionanti.”
Un impegno che non termina qui, anzi. Nel corso della nostra intervista, Andrea è stato costantemente tempestato di telefonate. Due in particolare sono degne di nota: ulteriori richieste, questa volta anche dagli ospedali di Torino e di Milano. Dal Sud, infine spiega il maker di Bellizzi, ancora nessuna richiesta: “per ora non sussiste una vera e propria emergenza nei nosocomi, tanto da richiedere questi nostri oggetti.”
Quello di Andrea, è un gesto di impegno civile, umano, indispensabile. In un momento trite, buio per tutto il Paese, però, è fondamentale individuare le storie, le persone, le capacità che ci consentono di dire, ancora una volta: “Fortunatamente noi italiani siamo bravi…“