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Vertenza Treofan, non arriva la resina. Lavoratori pronti alla mobilitazione

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Vertenza Treofan, non arriva la resina. Lavoratori pronti alla mobilitazione

Al tavolo di crisi di quest’oggi Jindal ha comunicato il suo diniego: alla Treofan non arriva la resina. Nessuna ripartenza della produzione

Tavolo di crisi Treofan – Al tavolo – che si è tenuto quest’oggi su richiesta del Vice Capo di Gabinetto Giorgio Girgis Sorial, per l’invio della resina e delle materie prime – non si è presentata la proprietà di “persona”, tutto è stato svolto in conference, dove c’era da Francoforte Deepack – assunto da una settimana – e Daniele Rossi, il consulente della comunicazione, in diretta da Milano.

Le parole (non) dette da Jindal

“Nella conference è stato detto che non verrà inviata la resina con la conseguente non ripartenza della produzione, allo stabilimento Treofan di Battipaglia, al luce del fatto che Jindal starebbe lavorando al piano industriale che dovrà essere presentato al MiSE al prossimo tavolo di crisi del 24 gennaio”. A dirlo è Federica Colabene, una delle lavoratrici Treofan, raggiunta telefonicamente.

C’è, tuttavia, implicitamente, un rimando alla chiusura totale. Questo perché inviare resina non cambierà la decisione che Jindal vorrà comunicare il 24 gennaio: loro, hanno già un piano pronto, che non ci vede parte attiva. Le risposte più importanti che dà Jindal, stanno in ciò che non dice.”

Pertanto, siete molto pessimisti?

Sì, assolutamente. Tutti i messaggi fatti presagire, ci fanno pensare che al prossimo tavolo Jindal comunicherà che lo stabilimento di Battipaglia verrà chiuso. Gli onorevoli M5S, Anna Bilotti e Cosimo Adelizzi, hanno confermato questa sensazione che, con il passare delle ore, diventa sempre più un dato di fatto. Il Vice Capo di Gabinetto del Ministro Giorgio Girgis Sorial (e non Di Maio) ha ammesso che solo raramente ci sono tavoli di crisi così delicati, dove un’azienda invia il suo consulente di comunicazione che tutto può fare, fuorché dare risposte in merito a tali questioni.  

Il 24 ci si aspetta la chiusura?

Ci aspettiamo esattamente questo e ci aspettiamo l’ennesimo schiaffo alla politica italiana. Stiamo pensando di fare qualche mobilitazione a livello nazionale, infatti i sindacati non si sono ancora mossi da Roma, sempre nel massimo rispetto. È da un mese che ci muoviamo in regola, continueremo su questa strada. Ci muoveremo insieme ai lavoratori di Terni, che già ieri hanno scioperato dalle 13:00 alle 15:00.”

Le parole dell’Onorevole Bilotti (M5S)

Anna Bilotti ai microfoni di Zerottonove.it

“La vicenda è molto complessa e la mia preoccupazione principale, come quella dei miei colleghi e del Ministero, è tutelare il lavoro di un’eccellenza territoriale campana e di 80 famiglie che hanno dato il cuore all’azienda. Jindal continua a glissare sulle richieste e sulle pressioni della politica. Il colosso indiano prende tempo. Attendiamo il 24 quando dovranno presentare al Mise il nuovo piano industriale. Fino ad allora continueremo a vigilare scrupolosamente.”

Si prospetta una chiusura nelle prossime settimane dello stabilimento. Cosa ci si può aspettare?

Ci auguriamo che il management di Jindal prenda in seria considerazione quanto gli abbiamo suggerito e presenti un piano industriale che mantenga attivo ed operativo lo stabilimento della provincia di Salerno. Nell’ipotesi di chiusura, la politica metterà in campo tutta la sua forza e tutti gli strumenti a disposizione per far sì che si tuteli la dignità dei lavoratori.”

Il ricorso all’antitrust è un’ipotesi da più parti già avallata? Si agirà in tal senso?

“È evidente, come ho già dichiarato, che verrà considerato ogni strumento possibile. Non ci tireremo indietro di fronte a nulla che possa offrire anche una minima possibilità di ribaltamento dello scenario. Stiamo però parlando di ipotesi poiché tutto è ancora possibile.”

Ipotesi di una possibile interrogazione europarlamentare?

Nulla va scartata a priori. Ne abbiamo discusso già internamente per non farci trovare impreparati. Ad ogni modo stiamo parlando di uno scenario non ancora certo, che potrebbe – come mi auguro – non verificarsi. Pazientare è complesso, me ne rendo conto, ma non ci resta che attendere il nuovo piano industriale e poi decidere le tipologie di intervento da mettere in campo.”