Serata all’insegna dell’umorismo al teatro “Aldo Giuffrè” di Battipaglia con Pippo Franco mattatore in “Brancaleone e la sua armata”
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Pippo Franco veste i panni di Brancaleone e dimostra di poterci stare alla grande.
In una commedia ricca di azione, umorismo e spunti quanto mai attuali di riflessione, l’attore romano riesce con successo a rappresentare il lato innegabilmente tragicomico dell’esistenza umana.
Nella serata di sabato 25 febbraio, infatti, presso il teatro sociale “Aldo Giuffrè” di Battipaglia, è andata in scena la seconda rappresentazione all’interno di un cartellone teatrale inaugurato appena venti giorni fa da Gino Rivieccio (con il suo “Un Gino per il mondo”).
Brancaleone e la sua armata: la storia
Brancaleone, di ritorno dalla Terra Santa, dove ha combattuto quella che lui definisce la sua ultima battaglia, chiede ospitalità ad un clerico eremita, uomo colto ed esperto cerusico al servizio del Vescovo di Trani.
Il nostro, pur non avendo mai perso il senso dell’ironia con cui affronta la sua esasperata esistenza, è in preda ad una crisi suicida: nella sua ultima battaglia si è finto morto per non essere ucciso dai Saraceni ed ora vuole espiare la sua colpa ingerendo un veleno.
Tornato in sé dopo mille peripezie, a Brancaleone viene offerta dal Vescovo la possibilità di formare un’armata e di conquistare il Castello di Bellafonte caduto in mano ai saraceni. L’alternativa è continuare a vivere in balia di tristi e continui pensieri alla morte e a ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato.
Dinnanzi a tale scelta, l’eroe decide di tornare ad essere protagonista della sua vita.
Accetta i consigli di uno spirito guida che gli annuncia, tra le altre cose, l’incontro ormai prossimo con l’amore della sua vita.
Ma, cosa ancor più importante, lo spirito guida di Brancaleone, che altro non è se non un angelo di una coscienza forse troppo ottenebrata dal peso della vita distante anni luce dalla spiritualità, rivela a costui che il vero passo verso la serenità consiste nell‘accettare le cose che non si possono cambiare e trovare il coraggio di cambiare quelle che, al contrario, possono essere cambiate.
E, più di ogni altra cosa, riuscirne ad individuare la sostanziale differenza.
Dopo aver accettato il nobile incarico, dunque, parte in compagnia del clerico eremita Colombello e di un lebbroso che si è unito a loro.
Ma formare un’armata non è facile e a Brancaleone si unisce soltanto una compagnia di comici incontrata durante il viaggio verso il castello.
Grazie alla particolarità degli imprevisti che deve fronteggiare, Brancaleone si rende conto di aver vissuto metà della sua esistenza come uomo d’armi mentre l’altra metà, quella dell’esperienza dell’amore e della visione spirituale dell’essere, gli è rimasta sconosciuta.
Aiutato da Colombello, Brancaleone e la sua improbabile armata vivono una serie di avventure al limite del grottesco che portano il cavaliere verso una consapevolezza sempre maggiore.
Un’opera corale
Al di là della grande varietà di temi affrontati da quest’opera e del solido lavoro sul personaggio di Pippo Franco, il pubblico battipagliese, nella serata di ieri, non ha potuto fare a meno di apprezzare la forza di una sceneggiatura in grado di funzionare grazie all’ottimo lavoro di tutti i protagonisti coinvolti.
A condividere il palco con l’attore romano ci sono stati Gegia, Giacomo Battaglia, Gigi Miseferi, Tonino Tosto, Gianni Quinto, Sara Adani, Sabrina Crocco, Paolo Perelli, Alessandra Flamini, tutti guidati dall’ottima regia di Giacomo Zito.
In virtù di questa evidente capacità del cast di funzionare sul palco in quanto forza collettiva, l’opera risente positivamente di un’aura intimista che rende la messinscena quanto mai raffinata e ricca di interazioni argute.
Brancaleone oggi: un’opera contemporanea
Tra le tante note positive relative al Brancaleone di Pippo Franco, una spicca decisamente su tutte, ovvero, l’inverosimile capacità di rapportarsi alla contemporaneità.
Sono numerosi i momenti, all’interno della piece teatrale, in cui il protagonista di questa bizzarra storia sembra davvero un nostro contemporaneo.
Un uomo inizialmente disperato, tormentato da quesiti irrisolvibili relativi alla vita e alla morte.
Un “eroe” consapevole dell’ipocrisia che si cela dietro questa parola, della falsità che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere la sua vita.
Egli agogna la morte, perché in fondo sa di essere un codardo e di non aver onorato i nobili propositi che tanto il mondo quanto egli stesso avevano elaborato per la sua persona.
E’ un soggetto nevrotico, incapace di orientare la propria esistenza in un senso specifico, verso una meta taumaturgica che riesca finalmente a soddisfarlo.
L’incontro con la donna della sua vita è forse l’unico antidoto atto finalmente a salvarlo: grazie a costei torna a scoprire la bellezza autentica dell’esistenza. Respira di nuovo ed è un po’ come destarsi da un incubo interminabile.
Ma poi, ancora una volta, la vita, col suo carico di selvaggia prepotenza, torna a giocare con gli uomini e, proprio quando sta per sposare la sua salvatrice, ella gli viene sottratta ed il dolore torna a dominare il cuore di un uomo distrutto.
A questo punto, il nostro eroe è davvero a pezzi. Non gliene va bene una, la vita continua ad umiliarlo, non gli riesce neppure di morire alla maniera degli eroi.
Tutto pare essere contro di lui, eppure, riesce a portare a termine l’impresa cui era stato chiamato e, per uno strano ed ennesimo scherzo del destino, in virtù di questo successo, riuscirà persino a ritrovare la sua ancora di salvezza, sfuggita, una volta per tutte, alle prepotenze del suo vecchio marito morto in guerra.
La “vita scenica” di Brancaleone, insomma, segue l’andamento di una vera e propria parabola ascendente. Egli parte dal basso, ma, un po’ alla volta, riesce a far sue consapevolezze assolutamente fondamentali.
Il gioco socratico dello scoprire e conoscere sé stessi è la cifra stilistica dell’eroe interpretato da Pippo Franco il quale, proprio perchè eroe, non si limita a “conoscersi”, ma vuole “combattersi” al fine di “ritrovarsi” una volta per tutte.
Il parallelismo tra due realtà storiche apparentemente così lontane è tutto qui: l’uomo, da sempre e per sempre, necessita di perfezionarsi con la vita ed attraverso la vita cercando, ancora una volta, di combattere contro sé stesso ogni giorno per diventare migliore.
Il monito dello spettacolo è racchiuso nelle parole di Brancaleone che non può fare a meno di rammentarci che noi uomini “non siamo esseri umani in cerca di una esperienza spirituale, ma esseri spirituali in cerca di una esperienza umana”.
Le parole di Pippo Franco
Al termine della rappresentazione, e poco dopo la meritatissima standing ovation del numeroso pubblico accorso presso il teatro “Giuffrè” di Battipaglia, l’attore romano ha speso parole in merito all’opera messa in scena e alla capacità, da parte di quest’ultima, di saper affrontare temi ed argomenti particolarmente al passo coi tempi.
“Brancaleone è un tema importante, oggi più che mai. Questa è la nostra prima teatrale e siamo contenti di averla fatta qui perché siamo, oserei dire, tutti meridionali. Brancaleone, dicevo, è oggi più che mai un tema talmente vasto e rilevante che ormai è presente dappertutto.Quanti Brancaleone vediamo tra di noi? Infiniti! Pensate ai Brancaleone che comandano, basta guardare al mondo di oggi. Expo, Mose, Mafia Capitale, tutto all’insaputa degli altri. E continua così, ci sono cambi di casacca inimmaginabili. Lo dico in un altro modo, alla maniera di Brancaleone per intenderci.
Nei paesi poco evoluti i ladri sono amputati. Nei paesi più evoluti i ladri sono imputati. Soltanto in Italia sono deputati. E gli aspetti brancaleoneschi dell’esistenza sono davvero infiniti. Cos’è in realtà Brancaleone? Questo apparente cialtrone è la reazione a ciò che accade. Noi umoristi somigliamo a Don Chisciotte, a Cervantes, ai più grandi ed inguaribili sognatori. Cerchiamo di vedere la realtà attraverso l’ironia. L’ironia permette di vedere le cose dal di fuori, ragion per cui noi comici, in qualsiasi circostanza, cerchiamo sempre e soltanto di lenire il dramma, vederlo da un altro punto di vista”.
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