Intervistato ai microfoni di Zerottonove.it, il Presidente del Consorzio ASI di Salerno, Antonio Visconti, ha parlato dell’annosa questione dell’Interporto di Battipaglia
“La gestione dell’Interporto la conosco da quando ero ragazzo – commenta con il sorriso il Presidente del Consorzio ASI, Antonio Visconti, nel corso di una lunga intervista ai microfoni di Zerottonove.it – Ho avuto modo di approfondirla da quando, nel 2017, sono diventato presidente del Consorzio ASI e l’idea che mi sono fatto è che era un progetto morto in partenza. Se è stata una scelta giusta sotto il profilo logistico perché Battipaglia ha le caratteristiche per essere una piattaforma intermodale, i problemi sono sorti nella localizzazione, che fu obbligata da spazi ristretti. – spiega Visconti, che continua – L’interporto cubava circa 44 ettari, 440mila metri quadrati, che è una superficie assolutamente inadeguata per una struttura intermodale. A queste questioni tecniche si sono sommate questioni giuridiche ed economiche. Le questioni giuridiche derivano dal mutamento delle condizioni economiche per l’effettuazione degli espropri, perché la scelta di collocare l’Interporto a Battipaglia derivò dall’esigenza del piano ASI. Il veicolo ASI, come per l’Interporto di Nola, garantiva alla struttura certezza dei tempi per l’assegnazione delle aree al progetto. Dal 2011 i parametri per l’esproprio sono cambiati: mentre prima si espropriava a prezzo di legge, successivamente con la Corte Costituzionale ha allineato i prezzi di esproprio a quelli di mercato. Quest’elemento ha fatto esplodere i costi delle espropriazioni, così come l’intero progetto. Altri limiti sono stati quelli intravisti da due player principali: ANAS e Ferrovie dello Stato, che dovevano impegnarsi con investimenti. Hanno capito prima degli altri che non c’erano le condizioni per realizzare una struttura che avesse la capacità di sostenersi. Per tali motivi è venuto meno l’elemento centrale dell’Interporto.
Gli sperperi
Negli scorsi giorni l’associazione Civica Mente, riprendendo le parole di un importante imprenditore battipagliese, sottolineava gli sprechi sul progetto dell’Interporto. È sempre Visconti a chiarire quali sono stati: “Si mise su un ufficio di progettazione. La società aveva degli organi, dei dipendenti, aveva avviato delle pratiche per le fideiussioni da erogare ai proprietari dei terreni espropriati. Erano anche stati espropriati dei terreni: la società Interporto è proprietaria di circa 7 ettari nell’ambito dei 40 e c’era un piano economico decennale, che presupponeva l’inizio dell’operazione, e nel momento in cui l’operazione non è partita, sono ovvie le perdite. Ma ha perso ancora di più lo Stato, perché i contributi erogati dal CIPE per il tramite della Regione Campania sono stati di gran lunga superiori a quelli dei privati.”
L’arrivo di Visconti all’ASI e la “ripartenza”
“Quando sono arrivato all’ASI nel 2017 era tutto fermo” – spiega Visconti, evidenziando il fatto che i terreni avevano ancora una destinazione interportuale e come il progetto di insediamento della società Interporto era ancora vigente. “Il Consorzio ASI, grazie allo ‘sventurato’ nuovo presidente che si era da poco insediato, ha tentato di capire come uscire da quelle secche. Nel 2017 fu svolto un incontro presso la Regione Campania, perché l’Interoporto rientra nel “Piano dei trasporti” della Regione, con tutti i soggetti dell’accordo di programma (Regione, Provincia di Salerno, Comune di Battipaglia, Consorzio ASI, ANAS e Ferrovie dello Stato). La società Interporto dichiarò la carenza di interesse, con lo stato di liquidazione che dichiarava l’ormai oggettiva impossibilità di portare avanti il programma di quell’insediamento e la Regione diede così incarico al Consorzio di formulare una proposta di rimodulazione della struttura interportuale, così da archiviare finalmente la vicenda precedente (perché ancora non lo era n.d.r.).
Il futuro “nuovo Interporto” di Battipaglia
Gli aggiornamenti sulla vicenda si riprendono dalla metà del 2017, quando è stato stipulato un protocollo d’intesa con la Provincia di Salerno finalizzato a condividere il percorso di ridisegno tra le parti perché, spiega Visconti, “la rilevanza strategica dell’opera deve prevedere un’ampia partecipazione. Si è arrivati a una conclusione, che sarà sostanziale nei prossimi giorni con l’adozione formale della variante urbanistica. L’idea è quella di mantenere in vita l’Interporto su una scala né troppo piccola per essere un interporto, né troppo grande.”
Il 50% delle aree interessate sono state restituite alla vocazione industriale originale, per cui verranno liberati circa 20 ettari di suolo per l’insediamento di nuove attività o per ampliare quelle già esistenti. “Abbiamo tolto ‘il tappo’ a quei terreni che avano una destinazione interportuale di un interporto che non si sarebbe mai realizzato. Agli altri terreni è stata mantenuta la natura logistica, perché una parte prevede la possibilità di aggiungere dei binari ferroviari: infatti è anche antica tradizione territoriale avere stabilimenti e insediamenti a ridosso delle ferrovie. Quindi non uno scalo ferroviario, ma una struttura di logistica intermodale. Noi speriamo che possa arrivare, tra questi futuri insediamenti, qualcuno che abbia a che fare con l’agro-alimentare, perché l’agricoltura della Piana del Sele ha urgente bisogno di strutture logistiche per la conservazione e lo scambio della merce. Quelle aree restituite agli insediamenti industriali – già prima delle destinazioni “impresse” dalla Provincia – ne avevamo limitato l’uso per le attività relative al ciclo dei rifiuti.”
L’intervista
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