Normalmente ha un atelier di abiti da sposa a Battipaglia. Ai tempi dell’epidemia di Coronavirus, cuce mascherine riutilizzabili nel suo atelier. Un regalo offerto grazie a Facebook
“Dopo il decreto del premier Conte, in me ha trionfato il senso di angoscia e di rassegnazione. Poi nel pieno della notte mi sono svegliata e mi sono chiesa cosa potessi fare. Il giorno dopo avevo la risposta: le mascherine”. Anna Monaco è la proprietaria di un atelier nel territorio di Battipaglia. Normalmente vende abiti da sposa, ma ai tempi del Coronavirus, con le attività commerciali chiuse, ha deciso di trasformare la sua sartoria in una fabbrica di mascherine. “Sono molto semplici, ricavate con del tessuto, o specialmente con TNT (tessuto non tessuto n.d.r.) – spiega -. Possono però essere lavate e sterilizzate. Sostengo ritmi di cento mascherine al giorno. Non è molto, ma per il lavoro di una sola significa arrivare allo stremo delle forze, anche da un punto di vista psicologico“.
Le associazioni sotto sforzo
Fatte le mascherine, bisogna trovare a chi destinarle. E Anna ha subito pensato alle associazioni che lavorano giorno e notte per i cittadini. Ha pubblicato un annuncio in un gruppo Facebook di residenti, manifestando l’intenzione di fornire materiale a titolo completamente gratuito. “Non volevo si pensasse che sto cercando di fare marketing su un’epidemia. Ho fornito tutto gratuitamente, per occupare la mente e appagare il mio senso civico. Ci comportiamo tutti da eroi sui social, ma credo serva mettere le mani in pasta adesso“. Detto, fatto: ha chiesto ai volontari di farsi avanti. Subito dopo ha contattato un amico medico per far spargere la voce. “Il Dr. Carmine Carbone è stato il mio megafono. Gli ho solo scritto un messaggio al quale lui non ha neanche risposto. Dopo 30 minuti, alcuni volontari della Protezione Civile hanno bussato alla mia porta. La loro situazione è disperata: hanno ormai finito i rifornimenti e non sanno più dove reperire quello che serve per svolgere assistenza“.
L’Associazione Croce Amica di Battipaglia, intanto, ha già fatto “il suo ordine”, e continuerà nei prossimi giorni a recarsi da Anna per rifornirsi delle sue mascherine fai-da-te, che Anna con cura sta cucendo sia monouso che in cotone.
Alla domanda “come stai”, Anna risponde con un messaggio audio breve, tremante e un po’ incerto: “Io sto esaurendo le forze. Psicologicamente è ancora più dura. Mi hanno contattata dalla Protezione Civile chiedendomi di non dire sui social che avevo fornito loro le mascherine: volevano evitare che si creasse una fila di civili davanti alla sede. In questo momento vuol dire anche salvaguardare la salute, no?”
Mascherine fai-da-te: sono sicure?
Cento mascherine, dice, non risolvono un problema, ma sono un valido aiuto in una provincia che ha paura di non farcela. Il Dr. Carbone ne assicura la validità: si chiamano mascherine chirurgiche o medicali. Tra non molto tempo, il picco del contagio di Coronavirus potrebbe pregiudicare i polmoni del territorio. Per allora, la popolazione vuole essere preparata. Le mascherine fai-da-te possono essere una valida alternativa a quelle usa e getta, poco efficaci secondo gli esperti. “Lo faccio solo per senso civico – racconta -. Vorrei che qualcuno facesse lo stesso per i miei figli, quindi perché non essere io la prima ad adoperarmi per la mia terra?”