Baronissi e gran parte della Valle dell’Irno in un Ferragosto da dimenticare, si è svegliata avvolta dal fumo e con la cenere sui balconi
A Baronissi è ferragosto. Le prime luci dell’alba sembrano però non riuscire a illuminare la giornata di festa e vacanza. C’è una nebbia strana che avvolge la Valle dell’Irno mentre dal cielo una leggera pioggia nera continua nel silenzio la sua discesa. Ai tanti abitanti ancora assonati che hanno sollevato le persiane sarà bastato poco tempo per capire, non appena respirata un’aria ancora pesante ed aspra: non si tratta di nebbia, ma di fumo, non si tratta di pioggia, ma di cenere.
L’incendio
Tutto ha avuto inizio nel pomeriggio di sabato 14 Agosto quando un principio d’incendio si è sviluppato al ridosso delle colline che collegano Baronissi con Lancusi. Dopo vari allarmi ai vigili del fuoco, inizia ad arrivare un primo camion ma non basta, al tramonto l’incendio prende vigore sempre di più. In poco tempo si diffonde a tutta la collina e diventa un incendio di interfaccia. A quel punto diverse famiglie con villa a ridosso della collina verranno evacuate. L’incendio durerà per tutta la notte. I vigili del fuoco, che hanno presidiato i roghi, alla fine riusciranno a domare le fiamme soltanto in mattinata.
La desolazione dopo le fiamme
Ettari andati persi, colline completamente bruciate e cenere ovunque: è questo lo scenario desolante dopo le fiamme a Baronissi e nella Valle con il fumo che ha raggiunto persino Salerno. Un ferragosto da dimenticare, o forse no, da ricordare: affinché in futuro non si presenti lo stesso evento o addirittura peggio. I disagi che la popolazione ha dovuto subire in queste giornate di caldo estremo non fanno altro, purtroppo, che confermare un drammatico quadro a livello nazionale: l’Italia infatti è il primo paese Ue per ettari arsi.
Il pericolo dopo i roghi: cosa bisogna sapere
Non tutto termina quando le fiamme si spengono ed è ciò che anche Baronissi deve tenere a mente. Seppur la fine dell’incendio può far tirare un sospiro di sollievo sul momento, il comportamento dei versanti cambia drasticamente quando la copertura vegetale viene devastata dagli incendi. La distruzione della vegetazione determina infatti la formazione di uno strato di cenere finissima che rende momentaneamente impermeabile la superficie del suolo in occasione di violente piogge. L’incendio distruggendo le radici degli alberi fa venire meno l’azione di ancoraggio del sistema pianta-suolo-roccia. In concomitanza con eventi piovosi eccezionali e anche di breve durata, l’acqua tende ad incanalarsi nelle depressioni vallive provocando erosione e trasporto di detriti vari, tronchi d’albero. Ciò può provocare l’innesco di colate di detriti che possono interessare gravemente le aree urbane a valle.
Tra assenza di prevenzione e impunità dei criminali
Con il climate change ormai tutti sappiamo che eventi del genere saranno sempre più frequenti. Eppure, non ce ne accorgiamo ora soltanto. Si tratta di crisi che abbiamo dovuto fronteggiare anche in passato. Quello che manca allora è un nuovo approccio culturale: un passaggio dalla “cultura dell’emergenza” a quella della prevenzione. Un fattore centrale è e resta sempre quindi, il fattore umano. L’Unione Europea già nel 2012 affermava che il 95% degli incendi in Italia è attribuibile all’uomo. Criminali troppe volte non identificati. Da un lato quindi la difficile attuazione di politiche della prevenzione, dall’altro la spesso complessa individuazione degli autori di queste catastrofi rendono i cambiamenti climatici lo sfondo di una realtà che necessita un profondo rinnovamento.