“URBS PICTA. Il sogno, la frattura le immagini” è il titolo della mostra di Antonio Caporaso e Jacopo Naddeo al via venerdì 19 luglio a Baronissi
Venerdì 19 luglio alle ore 19:00 , apre al pubblico la mostra di Antonio Caporaso & Jacopo Naddeo , “URBS PICTA. Il sogno, la frattura le immagini“. Curata dal direttore Massimo Bignardi su progetto degli autori, propone oltre quaranta scatti fotografici dedicati al patrimonio industriale salernitano da tempo in disuso, diventato ‘luogo’ di marginalità e, al tempo stesso, di una vivace espressione di autentica creatività di giovani artisti della Street Art. Un repertorio di immagini di forte impatto che documentano sia impianti industriali dell’Ottocento, sia quelli nati nel secolo XX, soprattutto, le industrie che hanno segnato la stagione del “miracolo economico” in area salernitana.
«Una documentazione – osserva il Sindaco Gianfranco Valiante – di grande rilevanza per chi con ha idea di quello che un tempo era l’industria nei nostri territori, con esempi di significativa produttività dell’intera area. Documenti fotografici che parlo dell’attualità, della frattura, del decadimento».
Il Museo-FRaC affianca «l’attività dell’associazione Overline – afferma Massimo Bignardi – che da tredici anni si fa carico di OVERLIN JAM, una delle manifestazioni più interessanti della street art internazionale, ospitata a Baronissi e sostenuta dall’Amministrazione comunale. È un modo per dialogare e tessere a filo doppio un confronto interno/esterno con la creatività espressa dalle nuove generazioni, cercando di ampliare lo sguardo su quanto accade nella nostra realtà. Con questa mostra il confronto si allarga toccando i luoghi, le architetture di una stagione posta sotto il segno di una surmodernità e che impietosamente ci mostra il lato oscuro del fallimento del progetto di industrializzazione, ora tristemente ridotto a rudere della modernità».
«La nostra osservazione – scrivono Antonio Caporaso e Jacopo Naddeo nel depliant che accompagna la mostra – è partita dai siti industriali esistenti lungo le strade periferiche delle nostre città. Grigi, cadenti e ingombranti, essi ci sono apparsi come dei relitti di un tempo passato, minacciosi per la nostra salute e per l’ambiente circostante.
Le domande che ci siamo posti sono state tante: “Cosa è rimasto all’interno di queste fabbriche dove una volta pulsava una vita produttiva, una vita legata al lavoro di tanti operai? Perché queste fatiscenti strutture non possono tornare ad essere beni comuni, e produrre nuove economie, riqualificando le zone che le ospitano? E in che modo possono essere recuperate alla collettività?”
Se da un lato il “capannone abbandonato” è emblema di un processo di desertificazione produttiva del territorio che si traduce in lacerazioni profonde del tessuto sociale ed economico – basti pensare agli impatti sull’occupazione e sul reddito delle famiglie determinati dalla chiusura delle fabbriche – dall’altro, quasi paradossalmente, l’area dismessa è una formidabile risorsa per il sistema economico locale. Essa può trasformarsi, infatti, in uno spazio ridisegnato, rigenerato per nuove attività produttive, attorno alle quali il territorio può scommettere su un futuro diverso di sviluppo.
La “Street Art Factory”, può essere un modo per far ritornare in vita quei vecchi opifici industriali in disuso con il riuso di questi spazi. Quegli scheletri di cemento e vetri, destinati ad un esponenziale degrado possono ritornare a vivere anche grazie all’opera di writers che in alcune città, li hanno eletti loro sedi di riferimento, e poco alla volta li stanno trasformando in laboratori-atelier, spazi di produzione culturale, utilizzando i muri (almeno quelli che restano) come se fossero delle tele. Questi luoghi, attraverso una seria e fattiva progettazione, potrebbero essere restituiti alle comunità ».
Antonio Caporaso
ANTONIO CAPORASO nato a Salerno nel 1959, vive e lavora stabilmente a Napoli da oltre 30 anni. Consegue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Salerno e viene ammesso a frequentare a Milano la George S. May International per conseguire un master in gestione delle risorse umane che gli apre la strada per ricoprire incarichi di responsabilità negli uffici legali di grandi aziende multinazionali nel settore assicurativo e finanziario.
La sua vera passione è però la fotografia. Giornalista pubblicista, fotografo freelance di spettacoli, eventi e cronaca. Viene ammesso a frequentare un Master Comunicazione e Media Digitali “Business School del Sole 24 Ore” di Milano. Attualmente collabora con: diverse testate giornalistiche: Stampa Alternativa; Banda Aperta srl; Sport e Spettacolo LA PRESS.it; Newsly.it Milano srl; Napoli.com; Tags). Dal 2017 risiede a Pellezzano (Sa), in via M.L. King 34, dove dal 2018, ha anche stabilito con Jacopo Naddeo la sede di uno studio e laboratorio dedicato all’arte fotografica: “Caporaso&Naddeo Fotografi”. Ha legato la sua partecipazione a diverse mostre fotografiche: “Luci, colori e riflessi” Napoli Galleria Navarra; “A sud del Mediterraneo: Appunti di viaggio” Napoli Cosulich Agency; Concorso fotografico: “La Via Reale”. Catania; Concorso fotografico: “Mediterraneo e dintorni” Reggia di Portici; Mostra collettiva “On the Road” Villa Campolieto Ercolano; Mostra Collettiva: “Futuro Remoto” Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa-Portici; Mostra Collettiva “Legami” Arco Catalano-Salerno; Mostra Collettiva “Incontri con l’Autore” Biblioteca Comunale Nocera Superiore; Mostra Street Art e Writers “Just Push on the Button” con Jacopo Naddeo, Cibarti Salerno; Mostra Collettiva “Sublimia” Giffoni Valle Piana; Mostra Collettiva “I Paesi Vesuviani” Museo Archeologico Boscotrecase; Mostra collettiva “Ibridi Fogli, DadoDu&Co” Archivio di Stato Salerno; Mostra “Urban Writing” Museo arte Contemporanea FRaC Baronissi, a con Jacopo Naddeo; a cura di Massimo Bignardi.
Jacopo Naddeo
JACOPO NADDEO nasce in provincia di Salerno nel 1987. Consegue la Maturità Artistica nel 2006 presso il Liceo Artistico Statale Andrea Sabatini di Salerno. Affascinato dal mondo della fotografia si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Si discutendo una tesi sulla fotografia dal titolo: Ansel Adams e le prospettive della fotografia analogica tradizionale. Continua il suo corso di studi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e nel 2012 si specializza in Fotografia di Ambiente e Paesaggio discutendo una tesi dal titolo “Ritratti di un paese” con il prof. Libero De Cunzo. Nel 2007 inizia la sua ricerca fotografica, realizzando dapprima foto paesaggistiche, per poi approdare nel reportage che lo porterà prima in Romania nel 2011 per documentare la vita dei ragazzi delle fogne di Bucarest, poi in Burkina Faso nel 2014 con una missione umanitaria, e infine in India e in Nepal nel 2018 alla scoperta delle tradizioni religiose induiste e buddiste. Dal 2012 è un fotografo freelance e si occupa in particolar modo di reportage antropologici e sociali. Dal 2018 collabora con Antonio Caporaso con cui ha costituito uno studio fotografico a Pellezzano (SA).
Ha partecipato a diverse mostre, tra cui: la Personale “Jacopo Naddeo • Trenta Fotografie” presso il Palazzo Genovese di Salerno, 2009; Premio Nazionale delle Arti 2008/2009 • “Paesaggi” • 2009 presso la Galleria d’ Arte Contemporanea Centro Fieristico “Le Ciminiere” di Catania; Premio Nazionale delle Arti 2009/2010 • “Geometrie” 2010 presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli; Nove Visioni • “I Ragazzi delle Fogne di Bucarest” 2015 presso il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli; “Quintessenza al Castello” direzione artistica della sezione fotografica ed esposizione del 2015 presso il Castello dell’Abate, Castellabate (SA); “Merry Street Mars” del 2016 presso il MARTE • Mediateca Arte Eventi, Cava de’ Tirreni (SA); “FOTO_ACC_17” • Mostra Fotografica a cura di Fabio Donato per celebrare i 10 anni del Biennio Specialistico di Fotografia dell’Accademia di Bella Arti di Napoli, tenutasi PAN, Palazzo delle Arti di Napoli 2017; “Urban Writing” • Mostra Fotografica di Antonio Caporaso&Jacopo Naddeo a cura di Massimo Bignardi, Museo FRaC di Baronissi (SA), 2018. Attualmente risiede e lavora tra Salerno e Napoli dove continua la sua ricerca muovendosi nell’ambiente artistico e nel mondo delle sottoculture giovanili.