A sessanta anni dalla scomparsa di Adriano Olivetti, l’Amministrazione Comunale di Ascea, in gemellaggio con la città di Ivrea, rendono omaggio all’imprenditore con un doppio appuntamento
ASCEA. 27 febbraio 1960: muore ad Aigle ADRIANO OLIVETTI. 27 febbraio 2020: a sessant’anni dalla sua scomparsa, l’amministrazione comunale di Ascea e VeliaTeatro, associazione culturale Cilento Arte, in gemellaggio con la città di Ivrea, rappresentata dal sindaco Stefano Sertoli, rendono omaggio con un doppio appuntamento all’imprenditore che trasformò l’industria in un laboratorio culturale, lasciando un segno profondo nel tessuto sociale italiano. Alle 19, negli spazi della Fondazione Alario per Elea-Velia (Viale Parmenide, Frazione Marina, Ascea), ci sarà il taglio del nastro della MOSTRA PER IMMAGINI del primo elaboratore elettronico aritmetico a transistor Olivetti “ELEA 9003”. Interverranno PIETRO D’ANGIOLILLO, sindaco di Ascea; il sociologo DOMENICO DE MASI; VALENTINA PICA, assessore al turismo del Comune di Ascea e il consigliere comunale ANGELA D’ANGELO. Dopo una pausa “aperiteatro”, alle 20.30, l’Auditorium Parmenide della Fondazione Alario, ospiterà “IN ME NON C’È CHE FUTURO – ADRIANO OLIVETTI”, lo spettacolo di GIANNI FURLANI con MAURO BERTOZZI. (INGRESSO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI).
“Quella di Olivetti è stata una figura preziosa in particolare per il Sud – anticipa De Masi – Basti pensare allo stabilimento di Pozzuoli o all’operazione portata avanti con i sassi di Matera. Era il ’48 quando li visitò in compagnia di Carlo Levi, trovandosi di fronte 16mila persone, poverissime, costrette a vivere con i loro animali. L’idea di costruire i villaggi e di recuperare i sassi pose le basi per la nascita di una scuola di urbanistica a Matera da cui nacque poi l’urbanistica in Italia”. De Masi conobbe Olivetti quando, giovane tesista, partecipò alla vita dello stabilimento di Pozzuoli: “Mi chiese il mio segno zodiacale e l’ascendente – ricorda – Risposi senza esitazione: Acquario ascendente Acquario. Bene, mi rispose lui. Mi mandi una cartolina quando si sarà laureato che la assumo. E così fu”.