Antonello Venditti con il suo “Tortuga in paradiso tour” sbarca all’arena dei templi di Paestum. In scena un viaggio in musica durante il quale il cantautore ripercorre la sua carriera costellata di brani senza tempo
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La melodia di un sassofono che vale da sola il prezzo del biglietto. Se ad essa si aggiunge la voce malinconica e calda di Antonello Venditti si ottiene un mix perfetto. Sono questi gli aspetti più lampanti utili a sintetizzare in maniera ottimale il “Tortuga in Paradiso Tour”, secondo atto di una tournee iniziata dal cantautore romano in primavera e che ieri sera ha fatto tappa all’arena dei templi di Paestum.
Celato dietro il suo immancabile paio di Ray-Ban scure, Venditti, dopo un breve countdown iniziale apparso sui ledwall posti al centro del palco, si è presentato silenziosamente in scena intonando, tra fasci di luci blu molto soffuse, “Raggio di luna”, primo brano presente in scaletta, cui sono seguite la più movimentata “I ragazzi del tortuga” e la storica “Giulio Cesare” accompagnata da diverse immagini dell’istituto classico di Roma cui è dedicata e frequentato dall’autore durante l’adolescenza.
Un inizio molto in sordina completato ulteriormente da una “Piero e Cinzia” che suona molto reggae, all’unisono con video psichedelici ritraenti Bob Marley che balla sugli schermi i quali vengono poi occupati prima dalle foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, durante l’ esecuzione di “Stella”, e poi da quelle di Lucio Dalla e Pino Daniele, quando ad essere intonata è “Non so dirti quando”. Questo momento eccezionalmente toccante ha il suo apice in “Lilly”, altro brano storico che, completando l’incipit alla serata, permette alla band di abbandonare il palco lasciando solo il taciturno Antonello in scena seduto al pianoforte.
“Ora posso salutarvi. Vorrei fare un passo un pò più avanti dei tempi di Lilly. Queste sono alcune canzoni che ho scritto un bel pò di tempo fa. Se qualcuno le conosce le può cantare insieme a me.” Solo piano e voce vengono eseguite, in versioni totalmente stravolte rispetto alle originali, “Sara“, lenta e a tratti quasi urlata, “Ci vorrebbe un amico“, su un tappeto di cellulari rivolti al cielo, e “Notte prima degli esami”, accompagnata da un sottofondo di voci provenienti dalla folla che si risolve in un “Siete tutti promossi” pronunciato dall’artista.
C’è appena il tempo di presentare i membri della band prima di alzare un pò i decibel con “Cosa avevi in mente” e “Unica“, mentre il palco è totalmente avvolto da giochi di luce che oscillano in variazioni cromatiche tra il rosa ed il rosso a creare un’atmosfera di forte impatto ed allo stesso tempo anche molto elegante. Il suono del sassofono citato in precedenza detta i ritmi e ruba la scena in “Amici Mai”, “Ogni volta” e “Alta Marea” ed abbinandosi alla voce vibrante dell’autore, forma un connubio perfetto di cui non ci si stancherebbe mai, che forse nello sfondo dei templi illuminati dalla luna assume connotati ancora più intimi e spettacolari.
L’introspezione del momento, viene persa solo nel finale molto rock in cui si balla e si canta al ritmo di “Benvenuti in Paradiso” ed “In questo mondo di ladri”, che poi lasciano spazio al congedo finale con le storie raccontante in “Roma Capoccia” e “Grazie Roma“, ultimi brani in scaletta corredati da immagini della città eterna che scorrono sul palco, questa volta illuminato da un mix di luci gialle su sfondo rossastro a costituire il congedo perfetto nei confronti della folla.
IL COMMENTO- Chiunque nel corso della sua vita avrà ascoltato, dedicato o canticchiato almeno una volta una canzone di Antonello Venditti. E’ inutile negarlo. Il cantautore romano è la manifestazione più lampante di come quotidianeità, belle parole e romanticismo possano essere messe in musica nella più completa semplicità. Tutti aggettivi che diventano paradossalmente reali se si osserva il suo spettacolo. Venditti non ha bisogno di correre sul palco o muoversi a destra e a manca, perchè a riempirlo basta la sua voce che, pur risentendo a tratti del peso degli anni, sembra comunque saper essere sempre profonda, ammaliante ed in grado di mostrare qualsiasi frase sempre nel modo più ottimale possibile. Non c’è neanche il bisogno di coinvolgere la folla perchè a farlo ci pensano le sue canzoni, per certi versi più simili a poesie, e tali da sembrare essere cucite su misura addosso ad ognuno di noi. Assistendo ad un concerto di Antonello Venditti è come sentirsi a casa, perchè puoi venire dal rock o ascoltare il jazz, il rap ed il pop ma quando partono gli accordi di “Alta Marea” o “Notte prima degli esami” sarai sempre il primo a cantarle.
Galleria fotografica a cura di Alfonso Maria Salsano
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