Anna Petrone avanza una nuova proposta per consentire agevolazioni e migliori trattamenti sanitari ai tossicodipendenti stabilizzati
Come segnalato anche dal consigliere regionale on. Anna Petrone (PD), molto spesso le dipendenze patologiche assumono un ruolo determinante nell’ambito della pubblica sanità e all’interno della società, con effetti dirompenti sia in termini di costi sociali che di ricadute sulla stabilità familiare.
[ads2]
I risultati dell’indagine Eurisko, riguardante il trattamento dei pazienti con dipendenza da oppiacei in diverse Regioni d’Italia (tra cui la Campania), costituiscono motivo di orgoglio soprattutto per i medici dei Sert Campani che, nonostante la difficoltà della classe medica (stretta tra vincoli di bilancio a breve termine e prescrizioni), utilizzano le terapie più sicure senza nessuna interferenza regionale o delle ASL.
Ma Anna Petrone pensa che si possa fare di più. ”Occorre liberare le persone con dipendenza da eroina dallo stigma sociale che spesso le condanna all’emarginazione. E, per conseguire questo risultato, bisogna iniziare a trattare i tossicodipendenti che ormai controllano la propria dipendenza (quelli stabilizzati) come tutti gli altri malati cronici. Il recepimento della dipendenza come malattia – prosegue l’on. Anna Petrone – ha rimosso lo stigma, la colpa e il biasimo sociale che hanno da sempre accompagnato il tossicodipendente”.
“Siccome – afferma – mi sono sempre battuta per garantire l’integrazione sociale, il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza LEA, i diritti dei cittadini e soprattutto di quelli più deboli, penso che, come ogni altro cittadino, il tossicodipendente stabilizzato ed affidabile dovrebbe ricevere le cure con le stesse modalità degli altri cittadini malati“.
Questa la nuova mission di Anna Petrone, scaturita dalla consapevolezza che tale trattamento è già ampiamente diffuso in diverse regioni d’Italia come Puglia, Lazio, Abruzzo e Friuli. La proposta può risultare molto efficace soprattutto dal punto di vista concettuale, poiché associare la droga all’idea della malattia renderebbe meglio visualizzabile il fattore di rischio correlato all’assunzione di sostanze stupefacenti.