Ovazioni del pubblico al Teatro Verdi di Salerno ad uno straordinario Andrea Chènier e ad un energico Daniel Oren. Opera meno conosciuta, ma di pregevole valore artistico
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Andrea Chènier ha conquistato il pubblico durante la sua prima al Teatro Verdi di Salerno. Andrea Chènier, opera di Umberto Giordano poco conosciuta rispetto alle celeberrime di Rossini, Puccini e Verdi, non è per questo stata meno apprezzata ed applaudita. Anzi, il pubblico ha scoperto uno spettacolo che non ha meno spessore artistico e lirismo.
Alla magistrale regia di Andrea Chènier di Riccardo Canessa, si sono affiancate la direzione dell’Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi” di Daniel Oren, ed il Coro del Teatro dell’Opera di Salerno.
Andrea Chènier, nonostante il libretto sia stato scritto in un italiano volgare da Luigi Illica, è un affresco della Rivoluzione Francese che trae spunti dal verismo e dalla Giovine Scuola, fino alla scelta del soggetto storico che si deve alla Scapigliatura ed al decadentismo francese.
La storia è quella di Andrea Chènier, poeta rivoluzionario nato a Costantinopoli che, durante i preparativi di una festa nel castello di Coigny si innamora della bella Maddalena, di nobile origine. Viene conquistata dal suo fervore patriottico, e così lo ricambia. Andrea Chènier però non si accorge che ha un rivale: il servo Gèrard. Egli viene licenziato dalla contessa in seguito all’ingresso di plebe all’interno del giardino del castello, che si lamenta per la propria miseria. L’eterno scontro fra nobiltà e popolo che incornicia la rivoluzione.
Da qui si svolge un sublime romanzo musicato che alterna atmosfere sognanti e delicate, come il canto delle popolane, ad intermezzi imperiosi rappresentati dal livore del servo Gèrard, che in seguito verrà ferito da Andrea Chènier durante una colluttazione. Gèrard però non lo accuserà.
Sicuramente l’interprete più applaudito e più virtuoso è stato Gustavo Porta, ovvero Andrea Chènier, che si è meritato tutti gli apprezzamenti persino a scena aperta. Ciò si deve anche ad un concentratissimo Daniel Oren, con un piglio così poderoso da apparire quasi violento. Anche Maddalena, Svetla Vassileva, ha dato grande prova di temperamento drammatico. La sua Maddalena, che mette al corrente Andrea Chènier del suo amore attraverso un fitto scambio epistolare, lo incontrerà, ma lui deve attendere di essere giudicato per aver ferito Gèrard, che inaspettatamente, guarisce. Egli dichiarerà il suo amore a Maddalena, dicendosi pronto a sacrificare la sua vita per salvare Andrea Chènier. Ma neanche l’intervento di Roberspierre riuscirà a salvare Andrea Chènier da una condanna a morte, inasprita dalle sue intenzioni rivoluzionarie.
Come ogni tragedia romantica che si rispetti, anche Maddalena sceglie di morire insieme al suo amato Andrea Chènier, sostituendosi ad una condannata per andare alla ghigliottina. Da qui l’esaltazione del tema della morte come chiosa di un amore che ha il sapore della libertà, che si esprime in un inno finale d’amore ed estremo sacrificio. Un Andrea Chènier temerario e determinato, che va incontro felicemente al proprio destino perché al suo fianco c’è Maddalena, e che incarna una rivalsa del popolo minuto su una prepotente oligarchia.
Andrea Chènier forse è piaciuto anche perché è un ritratto dei bisogni del popolo del XXI secolo, e della sua volontà di fare una nuova rivoluzione.
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