Combattere il bullismo e la violenza sui disabili si può. A cominciare da questa mattina al Comune, con la Festa dell’Amicizia
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Amicizia, comprensione ed aiuto sono i valori che i giovani d’oggi devono interiorizzare.
Al Comune di Salerno, questa mattina, è partito il progetto chiamato Festa dell’Amicizia, un concorso che vede come partecipanti gli stessi ragazzi dei principali licei ed istituti di Salerno, come il Regina Margherita, il Francesco Severi, il Filippo Menna, e l’ I.T.I.S. Focaccia.
Gli studenti hanno dovuto esprimere, attraverso svariate forme d’arte come la scrittura, la fotografia o la scultura, ciò che la Festa dell’Amicizia vorrebbe evidenziare: combattere il bullismo e tutti gli atti di violenza collaterali ad esso, con la sinergia della scuola e della famiglia.
La Festa dell’Amicizia ha avuto inizio con il convegno di questa mattina dal titolo ‘La scuola include la scuola esclude’.
Erano presenti, oltre al sindaco ff Vincenzo Napoli, anche la giornalista Barbara Albero che ha fatto da mediatrice, la professoressa Rita Occidente Lupo, l’assessore alla Pubblica Istruzione Eva Avossa, la professoressa Luigia Federico, la professoressa Cappuccio, il presidente dell’ ANFAS Onlus Salerno Alessandro Parisi, il professor Iorio, endocrinologo ed insegnante presso l’Università Parthenope di Napoli, Alessandro Rizzo, sindaco di San Mango Piemonte e naturalmente i ragazzi delle diverse scuole che hanno partecipato al concorso della Festa dell’Amicizia.
L’evento, nato in origine nel comune di San Mango Piemonte, è stato trasferito quest’anno a Salerno città ed è dedicato ad una insigne professoressa, Elvira Iuri.
La docente è stata ricordata con grande affetto e commozione negli interventi all’inizio dell’incontro per l’Amicizia.
La manifestazione sull’Amicizia, che ha inizio oggi 7 maggio e si concluderà il 14, ha focalizzato il suo scopo sulla lotta al bullismo, analizzandolo nelle sue diverse sfaccettature.
Cosa porta il ragazzo a diventare un bullo?
Secondo il professor Iaccio: “Il bullo in realtà è un debole. Non ha una vera identità, ed ha bisogno di affermarla con atti di violenza sugli altri. Ha un costante bisogno di affermazione, e ciò può avere origine da fattori endogeni, sociali, e familiari. Delle mancanze in questi ambiti concorrono ad una destabilizzazione della sua autostima”.
Due toccanti filmati hanno arricchito il suo spazio sull’importanza dell’amicizia e sulla forza dei disabili che, pur avendo delle mancanze visibili, sono più felici di chi possiede tutto.
I ragazzi, secondo Rizzo: “Sono ormai lontani dalla realtà vera. Oggi si rinchiudono in un mondo virtuale spesso pericoloso. E sarebbero i media a trasmettere dei valori sbagliati, come quelli del consumismo. Bisognerebbe reintrodurre un’educazione al sentimento, all’ amicizia”.
Secondo la Avossa: “Essere sicuri di ciò che si è, non di ciò che si ha”.
L’intervento del professor Iorio durante la Festa dell’Amicizia, ha spiegato con parole molto chiare i principali motivi legati all’obesità, causa scatenante dei fenomeni di bullismo. Il cattivo funzionamento della tiroide, oppure nelle ragazze, terapie ormonali sbagliate per disturbi alle ovaie molto comuni, possono portare all’aumento di peso.
Anche la violenza sui disabili è stato oggetto della Festa dell’Amicizia, ed il giovane presidente ha puntualizzato che il bullismo è diventata la seconda causa di morte per suicidio dopo gli incidenti stradali, ed è un dato drammatico.
Quello che sconvolge non sono soltanto gli episodi di violenza fisica e psicologica nei confronti dei disabili, ma la “violazione dei loro diritti”. Gli stessi sanciti dalla Convenzione Onu, che le definisce persone affette da disabilità . Devono essere le persone e non la disabilità il fulcro di tutto.
La Festa dell’Amicizia forse potrà essere un primo passo per invogliare le vittime a farsi sentire, a reagire. Perché il silenzio vuol dire complicità, e chi tace ha maggiori responsabilità rispetto a chi subisce ma non trova il coraggio di denunciare.
La forza del bullo è il branco, che cerca di fare terra bruciata intorno alla vittima.
Pertanto, occorre intervenire sia sui singoli –bullo e vittima– sia sulle dinamiche del gruppo. Bisogna che le Istituzioni, come la scuola e la Chiesa (rappresentata da don Antonio Romano) oltre alla famiglia, si occupino delle delicate dinamiche adolescenziali, allo scopo di reintrodurre una cultura dell’ amicizia e dell’inclusione.
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