I Carabinieri della Compagnia di Amalfi hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione della misura interdittiva del divieto di esercitare la professione per 12 mesi nei confronti del geologo F.B. di Sorrento indagato per i reati di falsità ideologia e truffa
L’indagine dei Carabinieri di Amalfi, coordinata dal PM Elena Guarino della Procura di Salerno, era partita a seguito del grave incendio occorso sul costone roccioso di Conca dei Marini, in Costiera Amalfitana, il 16 luglio dello scorso anno, che aveva deturpato e gravemente compromesso la sicurezza del costone stesso e del tratto di Statale SS163 “Amalfitana” che vi passa accanto e sulla quale, in quel periodo, vi era un intensissimo traffico turistico.
In particolare, i Carabinieri hanno attenzionato la procedura con la quale sono stati assegnati ed eseguiti i lavori, disvelando delle irregolarità nelle attestazioni di conclusione dei lavori. L’analisi delle celle telefoniche e dei tabulati, gli accertamenti tecnici effettuati dai militari, hanno infatti certificato che il geologo F.B., quale direttore dei lavori, aveva dapprima falsamente attestato l’eliminazione del pericolo di crollo di materiale lapideo nonostante non avesse mai avuto contezza dei lavori eseguiti non essendo mai stato presente nel corso delle operazioni; e successivamente aveva dato atto di aver eseguito i sopralluoghi finalizzati a delimitare l’area di intervento e di aver constatato e certificato i lavori eseguiti sul fronte roccioso, laddove nessun sopralluogo era stato da lui eseguito poiché in quel periodo, in realtà, si trovava all’estero -come emerso dalle indagini dei militari dell’Arma – pur incassando l’indebito profitto da parte del Comune di Conca.
Contestualmente i militari insieme al PM hanno interrogato il responsabile dell’UTC di Conca dei Marini, il titolare della ditta specializzata di Ravello ed i suoi rocciatori che hanno falsamente dichiarato di aver visto più volte il geologo sui luoghi di lavoro e per cui rimangono indagati per false dichiarazioni e favoreggiamento.
La misura cautelare interdittiva richiesta dal PM sia nei confronti del geologo che del titolare della ditta erano stata dapprima respinte del GIP, per poi essere confermate invece dal riesame dopo il ricorso del magistrato, ma momentaneamente sospese a seguito del ricorso presentato dagli indagati in Cassazione. La Suprema Corte si è quindi espressa definitivamente il 28 marzo confermando la sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti del geologo, interdetto per 12 mesi, e rimettendo la posizione del titolare della ditta al Tribunale di Salerno per un nuovo esame degli atti.