Il Premio Nobel per la Letteratura 2013, assegnato dall’Accademia Svedese, è stato attribuito alla scrittrice canadese Alice Munro, definita, al momento dell’annuncio del vincitore: “maestra delle storie brevi contemporanee” .
Impossibilitati a contattarla personalmente, le hanno comunicato la notizia attraverso un messaggio in segreteria alle 4 del mattino, lasciando l’autrice 82enne “meravigliosamente sorpresa“, la quale, pur sapendo di essere tra i candidati al premio, non si aspettava di poter ambire alla vittoria, sogno segreto di un’intera vita dedicata alla scrittura, mestiere a cui aveva detto addio proprio lo scorso giugno.
Nata a Wingham, nell’Ontario, da una famiglia di agricoltori, ha sempre conservato l’umiltà e l’instancabile voglia di lavorare della sua gente, acquisendone e diffondendone i valori. Le sue opere sono infatti dotate di una sensibilità speciale, che le ha permesso di indagare e descrivere l’umanità nelle sue più intime sfaccettature, senza tralasciarne paure, debolezze, deficienze emotive.
“Voglio che la scrittura mostri come sono complicate le cose e sorprendenti. Voglio emozionare i lettori, ma senza trucchi. Voglio che pensino sì, quella è vita. Perché è la reazione che ho io di fronte alla scrittura che ammiro di più. Una sorta di meraviglioso sbalordimento”, questa la posizione della Munro riguardo alle finalità dell’arte, al modo di comunicare, alla difesa della “piccolezza” del racconto rispetto al romanzo. Le storie della Munro sono mondi in miniatura che racchiudono in sé il senso più profondo della realtà, che non ha bisogno di centinaia di pagine per svelarsi nella sua essenzialità, nella sua concretezza, nel suo realismo psicologico. Una complessità fatta di storie semplici, di persone ordinarie, di verità (anche se scomode o dolorose). Ed è proprio la normalità con cui indaga amori, tradimenti, affetti, compromessi, dolcezze, cattiverie, successi, malattie, rivincite, a rendere speciale ogni racconto, ogni personaggio, ogni più piccola descrizione. Stile scarno ma tagliente, che rende ogni dettaglio dovuto e necessario, mai superfluo o inutile.
Vincitrice per ben tre volte del Governor General’s Award, grazie alle raccolte di racconti: “La danza delle ombre felici” del 1968, “Chi pensi di essere” del 1978, e “Il percorso dell’amore” del 1986, la Munro non ha mai smesso di preservare la sua umiltà e la sua riservatezza, continuando a condurre un lavoro costante e di spessore, senza mai scadere nella banalità e nell’indiscrezione. Nel 1994 è stata nominata membro dell’Ordine dell’Ontario e nel 2010 Dama dell’Ordine francese delle Arti e delle Lettere.
Walter Siti, ultimo vincitore del premio Strega, ha così commentato la sua vittoria: “Finalmente hanno dato il Nobel a una scrittrice di grande valore”, una scrittrice di fama internazionale, nonostante le storie dei suoi libri siano ambientate nel suo paese d’origine. Forse è stata proprio la sua capacità di far convivere spazi ristretti e sentimenti comuni a farle valicare svariati confini, fino a raggiungere la vetta del premio più ambito.
“Ora spero ci sia più attenzione per gli scrittori canadesi“, queste le parole che hanno accompagnato felicità e commozione per il riconoscimento ricevuto.