Per “Giù la maschera “Alessandro Preziosi racconta il suo Don Giovanni agli appassionati di Salerno, e quanto di lui c’è in questo archetipo.
[ads2] Alessandro Preziosi, insieme a tutto il suo cast (tra cui Nando Paone), ha dato appuntamento ieri sera, a sipario calato, presso il Teatro Verdi per la rubrica “Giù la maschera” al pubblico salernitano, per esplorare il suo Don Giovanni di Molière.
Dopo un esordio applaudito e largamente apprezzato, la platea salernitana ha avuto l’opportunità di conoscere meglio questo archetipo della sessualità dei giorni nostri, attraverso chi lo ha fatto rivivere per un sera e per altre a venire.
La parola chiave di questo incontro è stata ipocrisia: così come si evince dalle battute, dei monologhi e delle scene, essa riveste un ruolo fondamentale perché trae ispirazione dallo scenario politico e sociale odierno, da quel velo che ricopre tutte le persone e le azioni, perché è così che conviene, per stare in pace con il pensiero unico dominante.
Don Giovanni è un dissimulatore, che ha portato in luce con la sua sincerità il compromesso “ipocrisia-verità”, con una grande fedeltà sa al testo originale che alle sfumature del personaggio, aiutato da una sceneggiatura che “celebra il non luogo”, perché “può essere trasposta in ogni luogo”.
Quello de Don Giovanni simboleggia è definito in sociologia come “amore liquido”, cioè un tipo di amore che non vuole sedimenti, e che sfugge ai binari.
L’opera è stata definita dal protagonista come estetizzante, e che contiene in essa riferimenti anche ad altre trasposizioni (ad esempio, quella lirica di Mozart).
Alla domanda “Quanto di te c’è nel Don Giovanni? C’è un lato del tuo carattere che ti ha aiutato a calarti nel personaggio? “, l’attore napoletano ha risposto “Delle caratteristiche sono il possibilismo, la relatività. Tutto potrebbe succedere. Esse sono il filo conduttore della drammaturgia”.
Le repliche dello spettacolo si terranno fino a domani, domenica 21 febbraio. [ads2]