A mia nipote
A te che non eri e adesso sei.
Di vita profumi e di sorgente rosea
e limpida assumi in grazia lor’ la tua posa
di acqua, ma non disseti
come i giorni con te vissuti.
Colle mani non consumi, anzi nutri,
come frutta fresca e dolce,
foglia umida di mattina e tenera
radice, fragile seme di speranza, vera
dice il tuo sospiro che calmo copre,
come lenzuola e cuscino, solleva
e scalda e scivola ed il cielo apre,
sopra i capelli tuoi di nuvole, che il sol’ rischiara.
A te che non eri e adesso sei
regina, nel generar bene negli altrui animi.
Tremò l’aria nell’accoglier i tuoi attimi
ed ai primi battiti arrossiron’ pur l’angeli
sì tanto fu il fuoco che arse al tuo cospetto
vivo ancor di vita.
Dalla gioia sempre in gola sarò stretto,
come l’amor che t’ha vestita
nostro, devoto e sincero, ma è in debito e difetto
la mente, solo per il ricordo del tuo apparir.
L’incanto non ha parole e attoniti
lo sguardo a te volgiam’, petali allo splendor
del sole, luce perpetua, e noi sudditi
il capo chiniam’ per il baglior.
A te che non eri e adesso sei.
Tiepida pioggia che silente purifica e protegge,
come coperta avvolgi e di calma conforti.
Ora i sogni son fatti, e le notti sussurrando porti
l’alba, essenza di gemma che bagna l’aere mattutino,
e se qui esiste qualcosa d’amor divino,
è quell’infusoti luccicar da due mortali cuori,
nei tuoi occhi, grandi.
Andrea Santoro
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