50° Anniversario della rivolta di Battipaglia: comunità in rivolta per la chiusura del tabacchificio Farina e dello zuccherificio SIIS del gruppo Piaggio
Ieri il Salotto Comunale di Battipaglia ha ospitato il convegno “9 Aprile 1969-9 Aprile 2019” a cura delle associazioni: Movimento Italia Meridionale, Ordine Futuro Campania, Battipaglia Nosta, Circolo Proudhon Salerno intervenute in ricordo dei fatti del 9 aprile 1969. 50° Anniversario della rivolta di Battipaglia raccontato, dai relatori presenti, in chiave di significazione politica e storica con uno sguardo rivolto alle origini di questa città. Una Battipaglia che, nata come un borgo rurale, subisce un rapido sviluppo grazie alla presenza di un nodo stradale e ferroviario, di una cassa rurale dei primi del 900 e di un’opera di bonifica voluta dal governo Mussolini che la arricchì donandole notevoli potenzialità economiche tanto da essere definita da Alfonso Menna “punto di attrazione e di propulsione“.
Nel tempo, la successiva elevazione di questo territorio a Comune e la conseguente amministrazione autonoma diede impulso decisivo allo sviluppo economico e sociale della nostra comunità creando una perfetta osmosi tra l’ambiente urbano e la campagna circostante. Gli accadimenti che fecero esplodere la rivolta furono le paventate chiusure del tabacchificio Farina e dello zuccherificio SIIS del gruppo Piaggio dovute soprattutto all’adesione del nostro Paese alle tariffe del MEC, cioè le direttive comunitarie con le quali si stabiliva il prezzo dello zucchero (e di molti altri prodotti in genere) in ambito europeo e che ebbero come diretta conseguenza il ridimensionamento del settore zuccheriero in tutta Italia.
Quindi la comunità europea entrò, come ancora oggi accade, a gamba tesa nel tessuto nazionale con gravi ripercussioni sul prezzo dello zucchero e forte crisi dell’indotto produttivo tanto da causare la chiusura dell’opificio battipagliese. Da qui si arrivò alla rivolta che inizialmente assunse i volti di una protesta sociale per poi assumere i connotati di una rivolta interclassista a cui parteciparono tutti: operai, commercianti, professionisti. Insomma un clamore popolare contro il sistema e le sue storture.
Come ricorda Gianni Corizzo a chiusura del convegno:” Noi cittadini di Battipaglia potremmo e dovremmo attingere oggi innanzitutto dalla nostra tradizione, rivendicando il sovranismo delle nostre radici come fece, all’epoca dei fatti, Carmine Citro che, in risposta al padre che tentava di dissuaderlo dal partecipare alla rivolta, disse:”Io un lavoro ce l’ho, non lo faccio per me, lo faccio per gli altri”. Questo è il miglior modo di commemorare il suo sacrificio per la rivolta in quanto è un autentico testamento politico, di fede e di appartenenza alla nostra comunità”.