Sono state restituite alla Provincia di Salerno le circa 4.000 monete che l’Ente aveva affidato all’Università, affinché ne eseguisse la pulitura, la selezione, la classificazione e la schedatura scientifica. Gli interventi si sono rivelati più complessi del previsto e hanno impegnato per quasi 15 anni il Laboratorio di archeologia medievale “Nicola Cilento”, attivo presso il Dipartimento di Scienze dei Beni culturali dell’Università di Salerno, e coordinato dal prof. Paolo Peduto, con l’intervento operativo dei docenti Rosa Fiorillo e Alfredo Santoro.
Le fasi conclusive dei lavori sono state seguite con grande attenzione, prima dal presidente Edmondo Cirielli e, successivamente, da Antonio Iannone. Nei giorni scorsi è avvenuta, infine, la riconsegna delle monete al Settore Musei e Biblioteche della Provincia.
L’assessore alla Cultura Matteo Bottone ha ringraziato l’Università di Salerno per il prezioso lavoro svolto e ha dichiarato: “Il prossimo passo sarà individuare le sedi espositive più idonee, per consentire ai visitatori di riappropriarsi di questo straordinario patrimonio numismatico della città di Salerno. In particolare, stiamo valutando la possibilità di ampliare l’allestimento del Museo del Castello Arechi, dedicando una specifica sezione alla zecca normanna, che si ipotizza fosse presente nel maniero tra fine XI e XII secolo e costituisce un unicum per l’Italia meridionale. Altri nuclei potrebbero essere esposti nei nuovi locali di Palazzo Pinto”.
Le monete che rientrano nelle prestigiose collezioni di proprietà della Provincia, ascrivibili soprattutto tra il V secolo a.C. al XV d.C., sono state rinvenute nel corso degli anni a Salerno, per lo più da parte di privati, ed acquisite dall’allora direttore dei Musei provinciali Venturino Panebianco. Tra i reperti più interessanti figurano le produzioni medioevali, che testimoniano il momento più alto della città di Salerno (dal punto di vista culturale ed economico), quello che va dall’VIII al XII secolo. Le epoche longobarda e normanna coincidono, infatti, con l’attività della zecca di Salerno. Tra le tipologie del periodo c’è il follaro, moneta di bronzo con varie iconografie, tra cui la coniazione longobarda recante la leggenda “Opulenta Salerno” del XI secolo.