Il giorno 25 maggio 2018 non solo a Salerno, ma in tutta la provincia, i lavoratori postali eserciteranno un proprio inalienabile diritto: sciopero nazionale di tutta la categoria indetto dall’unità del sindacalismo di base
A partire dal mese di giugno 2018 in altri 36 comuni della provincia di Salerno parte una nuova riorganizzazione relativa alla consegna della corrispondenza, denominata “recapito a giorni alterni“.
Nei vari comuni italiani dove questa si è già radicata è palese il malcontento generale. Risulta, perciò, un vero disastro ed un totale fallimento delle scelte politiche e delle strategie manageriali. Difatti, anche nel territorio salernitano precedentemente coinvolto in questo piano è stata registrata l’impossibilità dei portalettere di svolgere correttamente ed in sicurezza il proprio lavoro che assume la dimensione di un servizio sempre più scadente, denunciato in diverse occasioni anche attraverso la carta stampata.
In definitiva, il raddoppio delle aree assegnate ad ogni lavoratore aumenta a dismisura il carico di lavoro e genera un enorme caos con aumento dello stress correlato per le pressioni subite che si traduce in un’alta incidenza di infortuni ed in alcuni casi in eventi ancora più tragici.
Oltretutto, quest’ultima riorganizzazione (la settima in dieci anni) in evoluzione alla precedente vedrà nuovi turni di lavoro ancor più massacranti per i portalettere già fortemente ridimensionati dall’avvento della privatizzazione.
Con la terza fase di implementazione, che partirà agli inizi del prossimo mese, tutti gli uffici di recapito della nostra provincia saranno convertiti alla nuova modalità con eccezione del comune capoluogo a cui verrà imposta la nuova linea aziendale a partire dal 2019. Il tutto finalizzato alle esigenze del mercato riconducibili esclusivamente alla devastante logica del profitto, senza considerazione alcuna della condizione insopportabile con la quale dovranno quotidianamente confrontarsi i malcapitati lavoratori.
Le molteplici proteste e le agitazioni sul territorio nazionale della stragrande maggioranza dei destinatari di un servizio che non ha più quella importantissima vocazione pubblica e sociale lo dimostrano ampiamente.
Non si respira clima migliore negli uffici postali dove si punta a fare cassa con un’infinitesimale “offerta” di servizi assicurativi a discapito del piccolo risparmio e di ogni altra attività volta al soddisfacimento dei bisogni collettivi.
Il tutto grava pesantemente anche sul personale obbligato all’espletamento della propria funzione con sproporzionato aumento del carico lavorativo, fra l’altro farcito con fastidiosissime nonché minatorie pressioni commerciali. Inoltre, l’eccessivo ricorso all’uso del lavoro precario ed alla flessibilità operativa, strettamente correlati ai continui e sistematici tagli occupazionali (ventimila unità, circa, nell’ultima tranche), compromettono una situazione già di per sé molto pesante.