Sono passati quasi cinquant’anni dall’agguato di via Fani. Eppure il tempo si ferma quando ad essere pronunciato è il nome di una delle organizzazioni criminali più pericolose che abbia mai operato in Italia. Una storia fatta di misteri mai chiariti, di intrighi politici, di rapimenti e assassinii
“Mordi e fuggi! – Niente resterà impunito! – Colpiscine uno per educarne cento! – Tutto il potere al popolo armato!”. E’ così che si presentavano le Brigate Rosse, nel 1972, quando nel loro primo sequestro rapirono Idalgo Macchiarini, dirigente della Sit-Siemens di Milano, rilasciandolo poco tempo dopo con un cartello al collo che recitava il predetto slogan criminale.
Prove generali che avrebbero avuto un triste epilogo pochi anni dopo, segnando il periodo più nero degli ultimi 50 anni di storia italiana. Nel 1974 si verificarono le prime uccisioni, e nello stesso anno la prima azione condotta contro un esponente dello Stato, il sostituto procuratore Mario Sossi, liberato a seguito di compromesso con il Procuratore Francesco Coco, il quale promise di rivedere le posizioni di alcuni brigatisti detenuti. Ma il magistrato non mantenne l’impegno con i brigatisti: per questo verrà ucciso l’8 giugno 1976 insieme a due uomini della scorta, segnando la prima azione BR “pianificata per uccidere”. La prima di una lunga serie di omicidi politici.
Ma la fase più cruenta e sanguinaria delle BR si concretizza il 16 marzo 1978, con l’agguato in Via Fani, a Roma, all’Onorevole Aldo Moro. In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i brigatisti uccisero i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Oreste Leonardi e Domenico Ricci), i tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta (Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) sequestrando il presidente della Democrazia Cristiana.
L’agguato ed il rapimento furono rivendicati alle ore 10.10 con una telefonata dei BR, all’agenzia ANSA; due giorni dopo venne fatto ritrovare il primo dei nove comunicati che essi inviarono durante i 55 giorni del sequestro. “Chi è Aldo Moro è presto detto: dopo il suo degno compare De Gasperi, è stato fino a oggi il gerarca più autorevole, il “teorico” e lo “stratega” indiscusso di questo regime democristiano che da trenta anni opprime il popolo italiano […] la controrivoluzione imperialista […] ha avuto in Aldo Moro il padrino politico e l’esecutore più fedele delle direttive impartite dalle centrali imperialiste” – (Brigate Rosse, primo comunicato).
Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, a poca distanza dalla sede nazionale del Partito Comunista Italiano e da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana. Dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale Moro fu sottoposto a un processo politico da parte del cosiddetto “Tribunale del Popolo” istituito dalle Brigate Rosse e dopo aver chiesto invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano, Moro venne ucciso.
16 Marzo 1978: per i più giovani una data qualunque. Per chi ha vissuto quel periodo, l’emblema degli anni di piombo.