Teatri di Popolo è una compagnia teatrale nata nel 1999 che si occupa di scrittura, ma è anche una associazione culturale che nei prossimi mesi proporrà uno spettacolo teatrale dal titolo De la Trasgressione, ispirato alla storia di Trotula de Ruggiero
[ads1] La particolarità della rappresentazione teatrale organizzata dall’associazione Teatri di Popolo risiede nella scelta degli attori. Questi, infatti, sono gli ospiti del Centro di Riabilitazione Sociale. Lo spettacolo rappresenta una opera corale e ha come protagonisti: Trotula de Ruggiero, medico che operò nell’ambito della scuola medica salernitana, alla quale si deve il trattato che segna la nascita dell’ostetricia e della ginecologia come scienze mediche; Gisolfo, ultimo principe di Salerno; Iasmina, interpretata da Orsola Rainone appartenente all’associazione.
Trotula, seppur appartenente a un alto lignaggio, per il bene delle donne opera nella clandestinità praticando la medicina, permettendo così la nascita della Scuola Medica Salernitana “dal basso”. All’operato comune improntato da Trotula si contrappone l’ego, “l’Io” del principe Gisolfo, il quale alla fine dimostrerà grande umiltà riconoscendo gli sforzi della medichessa salernitana.
A inscenare De la Trasgressione, come accennato, saranno gli ospiti del Centro di Riabilitazione Sociale sito in via Bastioni a Salerno, i quali saranno tutti protagonisti.
«Non c’è stata una scelta mirata, è tutto capitato per caso», ci racconta Marco Dell’Acqua, curatore del laboratorio e regista. «Il direttore del Dipartimento di Salute Mentale, il Dott. Antonio Zarrillo mi aveva chiesto di realizzare un laboratorio per coinvolgere gli ospiti del centro e io ho accettato».
Dell’Acqua ci spiega che da quel momento è partito un progetto targato Teatri di Popolo, tutto salernitano, sulle origini della città che vede gli ospiti del centro come attori/scrittori, perché non solo hanno una parte da interpretare, ma ne scrivono anche le qualità.
È un caso questo nel quale gli ospiti del centro attraverso un lavoro di gruppo saranno infine in grado di intrattenere gli spettatori riscoprendo le proprie personalità e valorizzando le proprie individualità. Al di la del discorso teatrale, infatti, possiamo intavolare anche un discorso psichiatrico nel quale i “pazienti” (parola che non ci piace usare) attraverso la costruzione di un personaggio si riappropriano di una identità privata dalla cura.
Attraverso l’arte del recitare, attraverso la sperimentazione del laboratorio, essi riprendono le dinamiche della relazione sociale e individuale. Il Sé di un individuo, dunque, ritorna dando per risultato delle persone, degli attori, non più pazienti o meri numeri. «Raccontare la Scuola Medica Salernitana» continua il regista «diviene un pretesto per “inserire” la medicina nella recitazione: l’ascolto, infatti, è una delle prerogative della medicina contemporanea». I temi dunque saranno l’ascolto come medicina e l’accoglienza come strategia.
Marco Dell’Acqua, ha frequentato il DAMS di Bologna e l’Accademia Nazionale Arti di Roma, si definisce cuoco per necessità e attore e regista per professione. Durante la propria carriera ha lavorato con i maestri Alfonso Santagata, Marisa Fabbri e Paolo Terni.
Ci spiega che l’associazione Teatri di Popolo pur avendo tenuto laboratori nazionali ed esteri, con bambini e adulti, si trova a vivere per la prima volta una esperienza del genere. «A volte sono i così detti sani di mente a dare più problemi» racconta il regista. Quest’ultimo, infatti, negli ospiti del centro ha trovato valori quali: responsabilità, lealtà. Il messaggio che desidera far passare è che si stanno “sfruttando” (in senso positivo) le abilità delle persone presenti al laboratorio, per poter inscenare l’opera in questione.
«Il laboratorio si svolge ogni lunedì e martedì, per circa tre ore» ci racconta Teresa Pepe, attrice della compagnia Teatri di Popolo, la quale recita la parte di Giamila, una dama eretica che vien dal mare. «È la prima volta che vivo una esperienza del genere e credo che possa lasciarmi solo una grande crescita umana e professionale». Teresa, inoltre, ci spiega che il lavoro è duro perché viene preso sul serio e la relazione con gli altri è ottima. Teresa è rimasta piacevolmente sorpresa da questa esperienza, i timori iniziali sono stati presto smorzati dallo stimolo di realizzare qualcosa di concreto insieme agli ospiti del centro. Inoltre tiene a precisare che «la scrittura è corale, ognuno scrive la sua parte, non solo con le parole, ma anche con i gesti e la recitazione».
Lo spettacolo dovrebbe essere pronto per il mese di marzo, la compagnia aspetta di trovare un teatro che permetta agli ospiti del Centro di Riabilitazione Sociale di esibirsi e mostrare al pubblico salernitano le proprie potenzialità.
Nell’articolo di domani saranno pubblicate le interviste agli ospiti del Centro che partecipano al laboratorio della compagnia Teatri di Popolo.
Foto a cura di Federica Crispo
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