Il tema dell’accorpamento delle autorità portuali continua a essere nell’occhio del ciclone, soprattutto per gli addetti ai lavori del salernitano. Abbiamo intervistato il Direttore operativo di Salerno Container Terminal
[ads1] Continua la querelle sulla riorganizzazione delle autorità portuali, varato dal Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Al centro della bufera vi è l’intenzione di accorpare l’autorità portuale di Salerno con quella del napoletano.
Le proteste degli organi competenti non si sono fatte attendere, in quanto l’approvazione del decreto di fine gennaio farebbe presagire uno scenario burrascoso per la florida realtà salernitana.
Noi di zerottonove.it abbiamo parlato con Gianni Di Stasi, Direttore operativo di Salerno Container Terminal. Secondo il direttore Di Stasi quello del porto di Salerno è «un esempio di brillante sinergia» che vede diversi attori protagonisti: dalla lungimiranza degli imprenditori alle maestranze, composte da lavoratori volenterosi e pieni di esperienza, passando per gli ormeggiatori, i piloti, non dimenticando l’Ufficio Nostromo della Capitaneria di Salerno.
Il timore più grande secondo il direttore di Salerno Container Terminal è che l’accorpamento dell’autorità portuale possa premiare Napoli a svantaggio della realtà salernitana. Con l’avvento della centralizzazione della struttura si teme, infatti, una gestione egoistica dei finanziamenti e di conseguenza una diminuzione del volume dei traffici per il porto di Salerno.
«La città è vicina alla problematica, si sono mosse, infatti, per dire no all’accorpamento, diverse categorie: dai semplici cittadini, ai supporters granata, dai lavoratori del porto, alle istituzioni, in particolare il Consiglio Comunale e il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca». Quest’ultimo ha richiesto formalmente di intavolare la “questione accorpamento” per trovare una soluzione.
Nel frattempo la ricerca di una soluzione continua di pari passo con il lavoro quotidiano. Secondo Gianni Di Stasi, direttore di Salerno Container Terminal, nei prossimi giorni una delegazione di lavoratori e alcuni rappresentanti delle sigle del sindacato (in particolare CISL e UIL) saranno presenti con uno stand sul lungomare di Salerno, per una campagna di sensibilizzazione.
Eppure non ci si spiega perché Salerno sia stata penalizzata dal decreto sulle autorità portuali. Secondo alcuni dati forniti dal Sole 24 ore del 16 febbraio 2016, il porto di Salerno sarebbe il sesto per volume di merci movimentate, pari a 12,9 milioni di Tonnellate. Il traffico di container, inoltre, nel 2015 passa da 320 mila a 359 mila facendo registrare un +12,3%.
In aggiunta, secondo un comunicato stampa diramato dal Presidente di Salerno Container Trasporti Spa, Agostino Gallozzi, quello del 2015 è un grandissimo risultato, considerando la ridotta capacità operativa di alcune zone del porto salernitano, a causa del consolidamento delle banchine.
Nel 2015, infatti, si è lavorato solo al 50% rispetto alla effettiva capacità dell’area portuale. Non appena i moli sono tornati agibili, Salerno Containers Terminal ha potuto siglare un accordo inerente lo scalo settimanale a Salerno del servizio di linea transoceanico EAX, il quale collega la città con Australia, Singapore, Malesia, India, Cina e Sud Est Asiatico.
Tuttavia, lo scorso anno la SCT ha potuto effettuare circa 20 assunzioni, superando così la soglia delle 300 unità occupate a Salerno.
Alla luce di tali dati restano molte domande e tanta perplessità, si consideri inoltre che in tutta l’area portuale sono impiegate circa 1500 unità, le quali potrebbero essere a rischio a causa del decreto in questione. A questo punto sembra sia lecito pensare che il decreto sia stato stilato usando due pesi e due misure diverse per premiare (o penalizzare) le realtà vincenti.
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