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Attacco a Parigi, la testimonianza di una salernitana

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Attacco a Parigi, la testimonianza di una salernitana

Gli attentati di ieri a Parigi hanno lasciato tutti nello sgomento e nel terrore. Giulia Mennella, salernitana residente a Parigi, ha condiviso con ZON  la sua testimonianza a pochi passi da una delle esplosioni

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L’attacco al cuore della Francia, il contraccolpo al cuore delle persone. Il terrore durante i sette attentati nei punti nevralgici della città, lo sgomento nel percepire l’entità della strage, l’apprensione verso i propri conoscenti, la paura nei racconti dei sopravvissuti. Giulia Mennella, trasferitasi a Parigi da tre anni, ci ha rilasciato un’intervista per ripercorrere dinamiche e cause di questa tragedia disumana ed immane.

Clicca QUI per la testimonianza di Antonio Calabrese.

Clicca QUI per il resoconto della notte di terrore di Parigi

  • Attacco a Parigi, la testimonianza di una salernitana
    Attacco a Parigi, la testimonianza di una salernitana

    Da quanto tempo hai lasciato l’Italia per trasferirti a Parigi e perché?

Vivo a Parigi da 3 anni; sono venuta qui per lavorare, inizialmente per uno stage post-laurea di 6 mesi in una società di Ingegneria civile alla fine del quale mi hanno proposto un contratto a tempo indeterminato e ho deciso quindi di restare.

  • Ieri durante l’attacco terroristico sei stata coinvolta in prima persona o qualche tuo conoscente?

No per fortuna ero a casa di amici. Ho sentito quasi tutte le persone che conosco. Stanno tutti bene.

  • In che zona di Parigi vivi? 

Vivo nel 14esimo arrondissement (quartiere Montparnasse) ma ieri eravamo nel 19esimo arrondissement, non lontano dal ristorante “Le petit Cambodge” dove è avvenuto uno degli attentati. 

  • Rue de Charonne, Boulevard Beaumarchais, Faidherbe, Teatro di Bataclan e Stade de France, sono i posti in cui sono avvenuti gli attentati. Che zone di Parigi sono? Pensi che siano zone sicure? Come può essere Parigi così vulnerabile? 

Tutte le zone colpite a parte lo stade de France sono zone centrali, dove i tavolini dei bar sono pieni il venerdì sera. É impossibile rendere sicuri tutti i bar di Parigi. È come dire di controllare tutti i passanti di via Roma a Salerno. Allo stade de France non so bene cosa sia successo (le notizie sono ancora confuse) ma forse il fatto che ci fossero molti controlli all’entrata ha evitato una strage ancora più grande. Purtroppo non credo ci siano zone sicure e zone non sicure. Dopo Charlie Hebdo i controlli si sono moltiplicati nelle scuole, davanti le sinagoghe e in alcuni luoghi chiave ma l’attentato di ieri ha colpito dei bar qualsiasi. Penso che sia impossibile pensare di rendere completamente sicura una metropoli come Parigi. Il lavoro da fare è, secondo me, sulle cause che producono questi eventi.  

  • Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, che clima si respirava a Parigi? 

Dopo l’attacco di Charlie Hebdo si respirava un leggero clima di paura. Da allora le persone penso si guardino intorno in metro. Ma il clima era soprattutto un clima di solidarietà, quasi tutta Parigi è scesa in piazza spontaneamente per sentirsi unita. Dei valori positivi sono venuti fuori da quell’episodio. Spero stavolta sia lo stesso. 

  • Molti ritengono che a Parigi la comunità musulmana sia molto consistente e attiva, è una considerazione esatta? 

Si, sicuramente la popolazione musulmana è molto presente a Parigi. Ho molti colleghi mussulmani. Ma mai come in questi momenti è necessario non confondere il terrorismo con la religione. L’attentato di ieri ha colpito indifferentemente cristiani laici o mussulmani. 

  • Alla luce dell’ennesima ferita inflitta alla Francia, che idea ti sei fatta tu della situazione?

La ferita è stata inflitta in realtà a tutta l’Europa e non solo. Farsi un’idea non è facile, né trovare una soluzione, perché finché ci saranno zone instabili come la Siria questi problemi vi saranno ancora. Il poco che possiamo fare in Europa e soprattutto in Francia vista la multietnicità della popolazione è forse una vera campagna di integrazione. Le teste pensanti del terrorismo hanno secondo me scopi più politici che religiosi ma trovano spesso seguaci nelle comunità musulmane in Europa, in persone spesso  poco istruite e a cui possono facilmente inculcare idee di odio contro noi occidentali. Penso che tutti e principalmente le comunità musulmane in Europa dovrebbero fare il lavoro opposto e inculcare nelle persone dei valori di tolleranza e amore. 

  • Pensi ad un tuo ritorno in Italia? 

Purtroppo nel mio campo, e nel sud Italia, le possibilità lavorative sono limitate. Penso spesso ad un ritorno in Italia e sicuramente quando succedono queste tragedie ancora di più. Per il momento conto restare a Parigi, in futuro si vedrà!

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