Il ritorno dell’emigrante Mariano Saturno a Licusati, il suo paese d’origine, raccontato nel suo libro “Col treno dell’alba partono i sogni”, pubblicato nel gennaio 2013 con la casa editrice “Il saggio”
Treno e sogni sono accostati in questa bizzarra autobiografia di Mariano Saturno, ed è forse la giusta associazione quando si parla di emigrazione. L’alba è un altro termine che troviamo nel titolo del libro. La scelta di mettere insieme questi termini comunica già molto. Il treno è il mezzo che indica spostamento, metafora di cambiamento; i sogni sono legati a questo cambiamento, interpretano la volontà inconscia dell’autore di sperare in un futuro migliore; l’alba infine come sinonimo di partenza, d’inizio di una giornata che diventa anche questa metafora di vita nuova. Andando oltre questo titolo metaforico e fortemente comunicativo, il testo si presenta dal linguaggio “plastico” e “particolareggiato”, come lo definisce il professore Vincenzo Abramo.
La storia, la vita di Mariano, è un miscuglio di passato presente e ricordi. A volte i suoi ricordi confondono i fatti accaduti; il suo giudizio è la chiave di lettura di quanto accaduto, è tutto filtrato secondo i suoi occhi e la sua sensibilità. Lo stile e la modalità di espressione è il risultato di tre lingue che lo hanno formato: dialetto, tedesco e italiano. Questi tre diversi linguaggi sono i tre contesti in cui è maturato. Parte da Licusati la sua esperienza; un paese in cui ricorda un padre autoritario, le donne che raccolgono le olive, i “don”, un “Gioacchino” che ammazza i maiali, la prima partenza verso il collegio. Da questa prima fase parte per la Germania dove trascorre molti dei suoi anni. La sua emigrazione però diventa l’occasione per avvicinarsi alla cultura e alla società tedesca, andando oltre il bisogno di migliorare la condizione economica, alla ricerca invece affamata di cultura. Legge, molto, impara la lingua e la cultura tedesca, si appassiona ai classici della letteratura e fa della cultura il suo riscatto sociale. Abramo infatti chiarisce che il filo conduttore del libro è la cultura e non solo l’emigrazione, perché Mariano ha imparato ad amare l’Italia attraverso una cultura vasta e personalizzata.
Tante le piccole storie che emergono da questo simpatico affresco di una vita vissuta con uno sguardo sempre attento e laterale, e tante le persone descritte e i personaggi che diventano tali in base alle esperienze dell’autore cilentano. Le donne e gli impulsi sessuali di un giovane sono descritti con ironia e realismo. Un realismo sempre velato da umorismo. In questo equilibrio tra pathos e umorismo si classifica lo stile di Mariano, ricco di riferimenti culturali, linguistici e personali. Da una descrizione a volte fortemente pragmatica, che deriva dall’influenza del dialetto e della lingua tedesca, con espressioni come: “è sempi chiù arrapata ri lati, nun s’abbutta mai“, passa man mano a un linguaggio più nostalgico e poetico, un flusso d’immagini e dettagli, dove l’oggetto diventa luogo onirico e mitizzato.
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Questo graduale cambiamento linguistico nel testo coincide con la sua crescita intellettuale: un momento nella vita di Mariano molto importante è la lettura de I promessi sposi, testo che lo avvicinerà alla sua terra, che lo porta a superare l’attaccamento al suo paese, per sentirsi invece legato, in maniera immaginaria, a una comunità più grande: la sua Italia. Diventa così più introspettivo e complesso. Al suo linguaggio concreto si aggiunge man mano un livello più metaforico e delicato, e in questa forma di espressione sintetica ne emerge un uomo che parte dall’oggetto, dal fatto, dalla persona e ne costruisce rispettivamente una suggestione, un ricordo, un legame affettivo. Ecco perché si verifica questo strano miscuglio di linguaggi e stili: Mariano osserva la realtà e poi la rielabora attraverso la sua propensione romanzesca. Licusati, Germania, Italia: queste sono le tre dimensioni di Mariano, esterne e interne, perché ciò che ha osservato nell’esterno è diventato proiezione interna. La nostalgia va oltre il suo paese natìo. Mariano Saturno vuole tornare in Italia, il paese che ha conosciuto attraverso la lettura e in cui vuole identificarsi. Licusati è la sua casa, dove riposa la sua mente, rilassa il suo corpo, e nella quiete ripesca dentro se stesso l’amore per l’origine.
Il libro è stato presentato il 31 agosto in piazza San Marco di Licusati, e ha visto partecipi i professori Vincenzo Abramo e Gerardo Chirichiello, nella I edizione “Un libro in piazza” curata dalla Pro Loco di Camerota, nelle persone di Gino Del Gaudio (presidente), Raffaele Galato e Raffaele Saturno. Durante la discussione sono stati coinvolti altri emigranti del posto, che hanno raccontato brevemente la loro esperienza e le loro sensazioni nel ritornare a “casa”.
Seguono le foto a cura di Pietro Avallone