Arriva la mostra Beauty Full a Pontecagnano Faiano, un progetto ad opera dell’Associazione Street Kali, incentrato sul tema femminile e sul problema della violenza sulle donne
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Beauty Full è una mostra fotografica incentrata sulle donne e sul tema della bellezza, non una bellezza standardizzata o mercificata, ma quella che si esprime con il proprio vissuto. Organizzata dall’Associazione Street Kali, dopo il successo ottenuto a Salerno e successivamente a Baronissi, approda anche a Pontecagnano Faiano presso il Museo Archeologico Nazionale, dal 6 al 13 Novembre. Un progetto che vuole dunque cercare di raggiungere quanto più persone possibili, non solo con la mostra fotografica ma anche con un corso di autodifesa gratuito rivolto alle donne che verrà organizzato prossimamente.
Sono 18 gli artisti campani che espongono le loro opere, di diverse età e stili. Ogni scatto ritrae donne in momenti diversi, esprimendo le mille sfaccettature e personalità dell’universo femminile, che non si ferma dunque ad una bellezza puramente estetica, ma cerca di andare oltre, ogni fotografia è volta a rappresentare una testimonianza, un’emozione. In occasione dell’apertura della mostra si è tenuta la conferenza “Oltre l’ascolto“, organizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità.
Sono intervenuti il Sindaco Ernesto Sica, l’Assessore alle Pari Opportunità Lucia Zoccoli, l’esperta in criminologia del Centro Antiviolenza di Caserta “Noi voci di donne” Rossana Parente, Santa Rossi presidente dell’Associazione “Indiani d’Occidente”, sportello antiviolenza ed antistalking di Salerno, Gioconda Marinelli, autrice del libro “Quale amore” e la giornalista Antonella Annibale.
Tema fondamentale della conferenza è dunque la violenza sulle donne, in occasione del 25 Novembre che è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’incontro ha cercato di dare risposte agli interrogativi che seguono la fase di ascolto e di denuncia da parte delle donne con la programmazione di azioni concrete e di sostegno.
Importante però, come ha anche sottolineato il sindaco Ernesto Sica, è creare qualcosa di concreto, ci vorrebbe qualcosa che rimanga sul territorio, un riferimento che possa essere costante e sempre presente per dare la possibilità alle donne vittime di violenza di ricevere un aiuto concreto.
«Abbiamo dato un titolo a questo momento “Oltre l’ascolto”, perché le dinamiche che sono dietro questo problema sono tantissime» ha affermato l’Assessore alle Pari Opportunità Lucia Zoccoli «Stasera chiediamo una legislazione diversa, ma sappiamo che le sole leggi non bastano. Se non si modifica una cultura, se non siamo noi in grado tutti i giorni di aiutare una donna a prendere coscienza del suo problema, di sostenerla nel coraggio e nell’autostima, che è la prima cosa che si perde quando c’è un marito violento, un padre violento, quando c’è un uomo che mina la nostra sicurezza. Gli uomini che sono nelle istituzioni dovrebbero per primi dare degli esempi, poi possiamo parlare di rispetto, perché quella della violenza sulle donne è prima una questione culturale e poi di rispetto. C’è tanta indifferenza, fastidio, rispetto ad una cosa che appare tanto lontana, ma che non è affatto così distante dalla nostra realtà».
Una violenza che si scatena tra le mura domestiche e il dato straziante è che in tutte le parti del mondo dai 14 ai 44 anni – come è affermato anche nel libro Quale amore- le donne muoiono per violenza domestica, da parte di mariti, fidanzati, amanti; più delle morti causate da incidenti stradali o da malattia.
Mancano i finanziamenti in grado di realizzare delle strutture che riescano ad accogliere e sostenere le donne che hanno il coraggio di denunciare queste violenze. Quello che è stato ribadito nel corso dell’incontro è che non bastano degli interventi di tipo occasionale, che vengano fatti con la misura e la consapevolezza che questo problema merita.
Le leggi non bastano, i finanziamenti non ci sono, è tutta opera di volontariato quella svolta presso gli sportelli antiviolenza, sono tante le case di accoglienza chiuse e i centri antiviolenza che stentano a vivere.
«La differenza tra sportello e centro antiviolenza è che non c’è la possibilità di accogliere le donne e farle allontanare dalle proprie casa. In mancanza di fondi gli sportelli fanno rete anche con associazioni che si occupano di altro, pur di trovare il modo di far allontanare le donne dalla propria casa dopo aver denunciato», sono le parole Santa Rossi, presidente dell’Associazione “Indiani d’Occidente”.
Quello che manca è quindi è un concreto centro antiviolenza che possa avere delle risorse concrete per aiutare, andare oltre l’ascolto.
«Tu donna, per piacere, non ti chiedere mai perché un’altra donna sia arrivata a subire una violenza. Non è importante il motivo, chiediti cosa puoi fare per aiutarla».
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